IL TEMPO (A. AUSTINI) - Al tecnico non è piaciuto l’approccio in settimana, tantomeno la mancanza di concentrazione nell’hotel di Bergamo, con una partita a carte che sarebbe durata troppo a lungo. Una volta incassato il primo gol, inizia a sbraitare. Girandosi verso i suoi collaboratori, una frase sibillina spiega molto della sua rabbia: «Avete visto che succede a fare le seratine?». Giocatori distratti, molli in allenamento e in partita, il toscano li rimprovera, si ammutolisce e poi riparte a tromba mentre vede la squadra messa sotto dall’Atalanta. Qualcuno dello staff romanista viene sorpreso a ridere e Spalletti ne ha anche per loro, oltre a discutere a distanza con Reja.
Espulso per proteste, segue il finale della gara all’imbocco del sottopassaggio e al fischio finale si dirige infuriato verso lo spogliatoio. Una volta dentro, aspetta l’ingresso dei giocatori e li attacca. Totti si sente chiamato in causa e chiede conto, Spalletti replica stizzito: «Non vi siete stancati di fare queste figure e non vincere nulla da vent’anni?». Nervosismo a mille e nuova brace su un incendio già incandescente. L’allenatore ce l’ha col capitano perché lo vede soddisfatto per il gol e la sua prova personale piuttosto che rammaricato del risultato: glielo ha fatto notare già in campo, chiedendo di accelerare la ripresa del gioco invece di esultare. Nello spogliatoio arriva il resto. Una lite davanti alla squadra, vola qualche parola grossa, niente più, ma le grida le sentono anche i giocatori dell’Atalanta al di là del muro. A quel punto la notizia fa il giro d’Italia in pochi minuti. E a fine serata Spaletti è costretto a precisare: «Ho atteso i giocatori nello spogliatoio e ovviamente ho avuto delle cose da dire visto che non ero contento di come è andata la partita. Smentisco nel modo più categorico che ci sia stata una lite o peggio ancora un confronto fisico con chiunque dei miei calciatori. Io non metto le mani addosso ai miei giocatori. Adesso basta perdere tempo, mettiamoci al lavoro per la gara contro il Torino».
Il resto è nelle dichiarazioni fortissime rilasciate a caldo. Partendo dai problemi di Dzeko, l’allenatore spiega che «Edin è un grande giocatore e una grande persona, ma è troppo sensibile ai dualismi: gli si contrappone sempre Totti e lui si demotiva». Quanto al capitano, «non ha salvato niente - attacca Spalletti - la partita l’ha recuperata la squadra. Lui ha calciato in porta, col Bologna ha dato un buon pallone, se ne dava cinque segnavamo altri gol e lui queste cose le farà anche fra tre anni. Se France vuole fare il giocatore, lo farà. Se vuole altro, idem. Per me non cambia niente dopo il gol, contano anche i contrasti, la corsa, tenere il pallino e cose in cui fa più fatica. Abbiamo vinto nove partite senza Totti. È una questione giornalistica e di sentimento, io alleno la Roma e ne faccio una questione di forza della squadra».
Poi gli partono nuovi colpi analizzando il match. «Una roba imbarazzante, abbiamo perso l’equilibrio - spiega l’allenatore - dopo il 2-0 era vinta e invece abbiamo rimesso la gara in discussione. Si è abbassato il livello d’attenzione: non prendiamo le posizioni giuste, non riusciamo a starci con la testa, non rimaniamo applicati, arriviamo tardi. Ci manca una certa mentalità, quindi la colpa è mia». Solo uno slogan, visto che l’accusa dell’allenatore ai giocatori è chiarissima. «Abbiamo - sottolinea Spalletti - dei cali di tensione, a volte crediamo di essere troppo belli invece di diventare cattivissimi».
Poi il riferimento alle «seratine» inopportuno e alle distrazioni del mercato. «Il problema nostro è dover pensare a tante cose e non solo alla partita. Diversi giocatori hanno anche altre attenzioni ma così rischiamo di andare in confusione. Io conosco Roma, c’è il sole, è tentatrice, viene meno la concentrazione sulla famiglia e sulla squadra. Oggi abbiamo buttato via una possibilità incredibile. Dobbiamo dar tutto per ottenere questi risultati che sono fondamentali per il futuro della nostra società. A chi mi riferisco? Lo dirò negli spogliatoi».
Sprecata l’occasione per il secondo posto, meglio provare a difendere il terzo. «Dobbiamo pensare a noi stessi, con l’Atalanta potevamo perdere 5-2, ci è andata anche bene sotto certi aspetti. La situazione di classifica ora è complicatissima. La partita ha detto che siamo in estrema difficoltà». Dalle stelle alle stalle, dopo aver vinto un derby, come nel girone d’andata. Chi capisce qualcosa della psicologia di questa Roma, alzi la mano.