Totti è diventato il nemico numero uno della Roma. Blasfemo? Forse, ma il problema resta, più che mai, in una città più tottista che romanista. C’è solo un capitano. «Per fortuna che ce n’è solo uno…» sussurrano nel bunker di Trigoria.
L’idolatria di Roma per Totti sta uccidendo la Roma. Di sicuro sta uccidendo i suoi allenatori, uno a uno. L’ultimo, Luciano Spalletti. Ieri, alla vigilia di Roma-Torino, su diciassette totali, dieci domande su Totti. Non gliene frega niente alla gente che salvi la Roma. È Totti il soldato da salvare. Al primo pareggio, ecco la sassaiola. Una folla gregaria, una follia insulsa. Totti non è più un giocatore e nemmeno un ex giocatore, è un sintomo. Lui è oggi il primo tottista. Un leader che tace incomprensibilmente quando la squadra frana e parla maldestramente quando vola. Un leader che si dimentica troppo spesso di esserlo.
(gasport)