IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Chissà se ripensandoci in queste ore, si starà rendendo conto che a volte ha esagerato. Perché se Spalletti, come aveva fatto inizialmente, si fosse limitato a motivare tecnicamente le esclusioni di Totti, la vicenda – seppur mal digerita dal calciatore – sarebbe finita lì. O avrebbe avuto perlomeno minor enfasi. E invece c’è stata sempre la frase in più, la battuta mal riuscita che ha trasformato una decisione (lecita) di un allenatore in uno stillicidio continuo. Il primo affondo arriva alla vigilia della gara col Frosinone, legato ad una risposta a Zeman sull’impiego di Totti: «Io gestisco la Roma e devo stare attento ai risultati della squadra». Francesco gioca, regala l’assist del 3-1 a Pjanic e a fine gara riceve i complimenti del tecnico: «Veniva da un lungo infortunio, bisogna considerare vari fattori ma è andato bene». A tal punto che sparisce di nuovo. Panchina con Sassuolo e Sampdoria, poi nuovo stop per un problema al gluteo, prima di riaffacciarsi in Champions col Real. Alla vigilia, alla domanda sul possibile impiego del capitano, la risposta è secca: «Dipenderà dalla partita. Qui bisogna vincere, serve corsa, sacrificio verso il compagno». Totti racimola 3 minuti sullo 0-2 e uscendo dallo stadio, liquida un cronista spagnolo così: «Vuoi parlare con me? E che ci fai?». Quando gli viene riferita la scena, Lucio replica: «Io devo allenare la squadra, non i singoli, bisogna vincere le partite e ci vuole forza, corsa, disponibilità a sacrificarsi. L'esperienza non basta».
IL FATAL PALERMO Si arriva alla vigilia del match col Palermo. Mentre Spalletti annuncia l’impiego del capitano (pur sottolineando che «la sua qualità va messa a disposizione del gruppo, perché lui ha bisogno del gruppo, non deve isolarsi»), Totti rilascia l’intervista al Tg1 che gli varrà prima l’esclusione dalla lista dei convocati e poi il ritorno a casa. Nel post-gara, l’allenatore torna sulla questione: «Io valuto l'evidenza dei fatti. A me dispiace, non voglio litigare con nessuno. Vuole fare il Giggs? Allora si mette vicino a me. Vuole fare Nedved? Fa Nedved. Vuole fare il calciatore? Fa il calciatore ma io non regalo niente a nessuno». Il sabato seguente, decide di mostrare un video di Salah dove l’egiziano compie un ripiegamento difensivo di 60 metri. L’allusione appare chiara ma viene rimandata al mittente. Nuova panchina a Empoli, poi 14 minuti con la Fiorentina. L’ovazione ricevuta a Madrid, regala una tregua che termina alla vigilia del derby dove per replicare ad un sondaggio di Sky, scivola ancora: «Anch’io voterei per Francesco in campo ma si potrebbe proporre anche un sondaggio diverso, fare commentare l’Europeo a Pizzul o Caressa?». Tradotto: Totti come un telecronista pensionato, metafora chiarissima. E ancora: «Nella passata stagione ha fatto una doppietta? E chi ci dice che nel primo tempo la Roma non andò sotto di due gol perché non aveva l’apporto di un calciatore nel coprire gli spazi»? Il resto è storia (triste) delle ultime ore.