IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La foto ricordo del derby numero 144 in campionato, in attesa di conoscerne il risultato, è stata scattata in anticipo: i seggiolini blu dell’Olimpico, lasciati in gran parte vuoti. Il primo piano è per la desolante cornice della partita che, a vedere la risposta del pubblico, è finita nell’anonimato prima ancora di cominciare. Mai successo in precedenza. Colpa delle barriere. Non quelle nelle curve. Ma quelle alzate da Lotito e Pallotta che, con le rispettive inspiegabili strategie, hanno spinto la gente ad allontanarsi dallo stadio. Basta andare a leggere il dato dei paganti (13.800) per capire di che cosa siano stati capaci i presidenti di Lazio e Roma in pochi anni. Chi in proprio e chi consigliato male, questo non importa. Perché senza passione, previsti meno di 30.000 spettatori, l’Evento non è più tale. E in palio non c’è niente. Nemmeno la supremazia cittadina, con i giallorossi avanti in classifica di 18 punti. Un anno fa il duello è stato almeno ad alta quota: i biancocelesti, allo stesso turno (30˚), erano al 2˚ posto con 1 punto in più dei rivali.
GAP EVIDENTE Il derby sarà pure triste guardando gli spalti, ma almeno per la Roma diventerà fondamentale in campo. Spalletti, a 8 giornate dal traguardo, non vuole mettere a rischio il terzo posto che dà diritto ai preliminari di Champions. Così deve difendere i 5 punti di vantaggio su Fiorentina e Inter. Il match, insomma, conta solo per i giallorossi. La Lazio, all’8˚ posto e a 7 punti dal 6˚ che garantisce la partecipazione alla prossima Europa League, non ha più un obiettivo nel mirino. Pioli è sincero quando dice che «vincerlo non significherebbe cancellare questa stagione ma sicuramente renderlameno amara». Nelle precedenti 3 sfide contro Garcia non è mai riuscito a spuntarla: il pari al debutto, poi 2 sconfitte di fila. «In questi due anni mi è mancata questa soddisfazione. Mi piacerebbe tantissimo battere i giallorossi. Abbiamo lavorato per questo». Da quando, all’inizio del girone di ritorno, è arrivato il collega toscano, il crollo: il distacco dei biancocelesti è aumentato di 11 punti (in 11 gare).
MERCATO DECISIVO La Roma è ripartita con Spalletti. E con gli innesti di gennaio: Zukanovic, Perotti ed El Shaarawy. Cioè 2 titolari e mezzo a sistemare la coperta giallorossa che è stata corta per metà stagione. La Lazio, invece, si è limitata ad accogliere Bisevac in difesa, dove Pioli è stato sempre in emergenza per l’assenza di ricambi validi. La rosa biancoceleste, dunque, è rimasta incompleta e gli effetti si sono visti in campionato e anche nelle coppe. A fine torneo pagherà l’allenatore che, però, ha soprattutto la colpa di aver sposato il percorso al risparmio della società che ha rinunciato a investire dopo l’entusiasmante 3˚ posto dell’anno scorso. «Noi dobbiamo aspirare alla Champions, la Roma deve stare quasi stabilmente in quella competizione. Deve essere il nostro traguardo». Spalletti si rivolge al suo gruppo per indicare nuovamente l’obiettivo minimo. Di oggi e di domani. «Per loro siamo l'unica ragione. Noi invece ne abbiamo anche altre. Vogliamo confrontarci con l'Europa calcistica. Il derby resta un passaggio importantissimo, ma non deve essere l'unico motivo di esistere». Inspiegabile, invece, il veleno sparso esageratamente su Totti (chissà chi e che cosa lo spingono a infierire sul capitano che sta uscendo di scena): svilita pure l’ultima doppietta del capitano alla Lazio. Ma a proposito di futuro, chiarisce che d’ora in poi i suoi giocatori faranno bene a non parlare delle possibili destinazioni. Si riferisce a Pjanic e Nainggolan che, ultimamente, hanno spesso affrontato la questione. «Chi vuole andarsene, a fine stagione va via: anzi saremo noi a scegliere chi far partire. Ma da qui alla fine devono dare il massimo». È severo con il belga: «Deve pedalare». Segue, invece, i tifosi sulla via più romantica e al tempo stesso più gettonata: «I cuori quando battono fanno lo stesso rumore anche da Testaccio».
EQUILIBRIO TATTICO Pioli vuole schierare la Lazio con il 4-1-4-1, anche per proteggere la difesa che è chiaramente rimaneggiata. Matri è favorito su Klose. Spalletti, invece, non è sicuro di rinunciare al centravanti, insistendo sul 4-3-1-2, con Perotti trequartsita e palleggiatore in più dietro agli esterni offensivi Salah ed El Shaarawy. Se sceglierà Dzeko, è possibile che nel 4-2-3-1 salti proprio Nainggolan.