IL PUNTO DEL GIOVEDI' - Crosetti, Caputi, Sconcerti, Garlando

21/04/2016 alle 16:40.
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LAROMA24.IT - La Roma vince e consuma la sua favola nella serata di Roma-Torino. Il capitano giallorosso riesce a ribaltare il risultato con una doppietta segnata in 4 minuti e consegna il terzo posto ai giallorossi, infiammando ancora di più la querelle con .

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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, pubblicati sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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LA REPUBBLICA (M. CROSETTI)

Il paroliere di torna ad essere Omero, due gol in meno di tre minuti e stavolta sarà un po’ difficile dire che la Roma non l’ha salvata lui. Dopo il rigore (che non c’era) del 3-2, zoomata sul viso di che comunque non esulta mai, però nell’occasione un sorrisetto ci poteva pure stare, invece di quel muso da martire trafitto. Poi la telecamera si sposta su un tifoso giallorosso che scatta foto e piange, la tempesta emotiva è completa, una tempesta perfetta. Ondate che si abbattono sulla Roma risorta, sulla classifica galvanizzata (il terzo posto pare fuori discussione, l’ incompiuta cade a Marassi che tanto diede a Mancini) e sul futuro di un campione ormai salito agli onori dell’altare. Gloria a , ma questi spaventosi e scintillanti sussulti di vita renderanno ancora più complicato il nodo da sciogliere, la gestione dei quarant’anni a settembre, la dialettica del Tempo sovrano (non a Roma, non adesso). Dirlo ora può sembrare blasfemo, ma questi sono gol che complicheranno le ultime righe del romanzo, tutte da scrivere. Una bellissima, ingannevole immortalità che vale per una sera o per qualche giorno, ma che allontana le esigenze della realtà, quelle che reclamano sempre il conto. Che si eviti almeno la commedia e si rispetti la storia. [...]

IL MESSAGGERO (M. CAPUTI)

La storia tra la Roma e ha dell’incredibile.Raccontata tra vent’anni potrà sembrare una favola. Roma-Torino ha avuto un solo straordinario e unico protagonista: il . Dai fischi a e alla squadra a fine primo tempo, al silenzio nella ripresa per la delusione del risultato, grazie a lui, entrato a quattro minuti dalla fine, l’Olimpico si è trasformato passando dallo sconforto totale al trionfo pieno. Esaltazione pura. Immaginare quanto accaduto non sarebbe venuto così bello. tocca il suo primo pallone e pareggia.Poi, dopo due netti ma non concessi, Calvarese assegna il rigore che non c’è. Lo stadio trattiene il fiato, passano secondi che sembrano eterni,poi l’urlo stracolmo di gioia: , dal dischetto, regala e si regala doppietta, gol numero 303 e vittoria della Roma. Un finale pazzo e travolgente nella partita più brutta della gestione . Ora,come e più di prima, la storia d’amore tra e la Roma s’impreziosisce di un’altra splendida perla. Una notte indimenticabile per tanti motivi, non ultimo il lungo ed estenuante dibattito che da mesi si trascina su futuro,contratto e rapporto con .Un tormentone destinato purtroppo a continuare. Dopo una serata come quella di ieri ci vorrebbe una breve tregua.A prescindere da tutto, l’addio di prima o poi, inevitabilmente, accadrà. Per questo vale la pena godersi fino in fondo le sue gesta, assaporarle perbene e fino in fondo, al punto da non poterle dimenticare più. Andrebbe fatto per il bene di e della Roma. Piuttosto sarebbe meglio concentrarsi sugli indizi diBologna e Atalanta che contro il Torino sono diventati la prova di un calo pericoloso. Il terzo posto è in cassaforte, ma i problemi di questa Roma vanno capiti e risolti. Tra poco non ci sarà più la scintilla di ad accendere la Roma e il suo cielo.

IL CORRIERE DELLA SERA (M. SCONCERTI)

[...] Quando la annunciò a novembre di due anni fa in una sede istituzionale come l’assemblea dei soci che era l’ultima stagione di Del Piero, non aveva prima parlato con Del Piero. La sua gestione di chiusura fu netta, infinitamente più dura di quella della Roma. Non c’era accordo, ci fu solo una decisione unilaterale. Legittima e forte. La differenza col presente fu nel silenzio di Del Piero che permise una signorilità di fondo anche alla società. Insistendo un attimo, si comprende anche la vera differenza tra le possibilità di scegliere di e Roma. La Roma rappresenta una grande città, un popolo vicino e per forza asfissiante. La rappresenta essenzialmente un’azienda, il suo popolo e infinito ma disperso lungo tutto il Paese. Non c’è scontro culturale possibile né litigio sul pianerottolo. Solo un grande mormorio, una delusione che si calma con i successi. Qui il problema è doppio, nel senso che non è d’accordo e firma lui i successi che dovrebbero emarginarlo. Ne tenga conto quando tenta di spiegare cosa sia e cosa sia la Roma. Non tocca a lui decidere una realtà che può solo prescinderlo. Nemmeno lui è la Roma.

LA GAZZETTA DELLO SPORT (L. GARLANDO)

E poi si è alzato e ha ribaltato il Torino che stava vincendo 2-1. In tre minuti ha preso in braccio la Roma e l’ha portata al sicuro, a 7 punti dall’ che sognava ancora il terzo posto. Ha saltato a due piedi i cartelloni pubblicitari, togliendosi di dosso una decina d’anni e si è consegnato al suo popolo a braccia alzate, come il maratoneta oltre il traguardo della più gloriosa maratona del mondo, mentre si sforzava di sorridere e di controllare un ghigno isterico. Aveva una maschera terribilmente simile al Commissario Dreyfus, quello della Pantera Rosa, perennemente a rischio di crisi isterica a causa dell’Ispettore Clouseau (Peter Sellers). Non poteva sfumare in modo più romanzesco una settimana elettrica che ha messo al centro del Colosseo il e il suo allenatore. All’origine degli screzi, Roma era spaccata in due: da una parte la ragion di stato, cioè le ragioni di chiamato a rifondare regole andate in frantumi e a imporre una democrazia di spogliatoio che non poteva sopportare privilegi; dall’altra le ragioni del cuore, cioè la gratitudine eterna riconosciuta e e la devozione alla sua classe. Dopo le sparate di Bergamo (partite di carte notturne e delazioni varie), la bilancia ha perso l’equilibrio e tutto il popolo dell’Urbe ha rivolto il pollice verso il basso chiedendo la testa del mister. E’ in questo clima che è entrato in campo al 41’ del secondo tempo, quando il Torino era in vantaggio 2-1 e l’ rischiava di risalire a -1. E’ entrato in campo con la voglia di spaccare il mondo, con la rabbia del Gladiatore che ha appena scoperto l’oltraggio di un nemico e ha spaccato il mondo per davvero. A suo modo, con la sua classe. Resta vivo il sospetto che , con quel sorriso da faina, abbia architettato tutto ad arte, per trasformare il panchinaro svampito che a palleggiava con i raccattapalle in una riserva feroce che in questo finale di stagione può fare la fortuna di una Roma stanca. Quando la stanchezza spiana i valori muscolari, la classe tecnica emerge sovrana e fa la differenza. Infatti, mentre si concedeva all’ennesima apoteosi romana, l’ perdeva definitivamente la speranza del terzo posto.