LEGGO (F. BALZANI) - Minuto 86 e minuto 89 di Roma-Torino del 20 aprile 2016. Segnateveli perché entreranno nella storia del campionato italiano. Sono gli attimi in cui Francesco Totti, 39 anni e 7 mesi, ha regalato la qualificazione in Champions alla Roma e scritto una delle sue pagine più belle proprio mentre qualcuno prova ancora a togliergli la penna da sotto il naso. Diciassette secondi. Tanto è bastato al capitano per entrare in campo e pareggiare in spaccata sul 2° palo una partita giocata male e arbitrata peggio. Dopo due minuti penalty fischiato da Calvarese (unico dei 3 per la Roma che non c'era) e sul dischetto appare l'occhio di bue. C'è ancora lui, palla sotto le mani di Padelli, sulla destra. E per miracolo la Curva riappare piena, Totti sommerso dai compagni che urla «Ilary ti amo» alla telecamera, le lacrime dei tifosi in tribuna, Spalletti resta davanti la panchina, il calendario anticipa di un giorno il Natale di Roma e dopo 30 anni esatti in parte vendica quel Roma-Lecce.Grazie a questo gol la Roma supera in rimonta per 3-2 il Torino, si porta a più 7 sull'Inter e rimette nel mirino il Napoli. «È stata una bella emozione», le parole a occhi lucidi del numero dieci. Al minuto 85, quando Totti (303 gol, tre in 4 giorni) era ancora inspiegabilmente in panchina, sembrava la solita storia. La Roma era andata sotto per un rigore procurato da Manolas e realizzato da Belotti. Poi proprio il greco ha segnato di testa l'1-1 (con qualcosa da dire verso la panchina e grazie al tocco taumaturgico di Totti che ha messo la palla per Perotti sul corner) prima dell'errore di Maicon e della rete di Martinez a 10' dalla fine. Sembrava tutto finito, prima dell'entrata di Totti che a fine partita ha evitato l'abbraccio di Spalletti. «Ho esultato come un pazzo. Sono orgoglioso di lui, questa è una grande rimonta», si è limitato a rispondere Pallotta senza replicare alle domande sul rinnovo. Poi parola a Spalletti: «Un finale diamantato, è stato bellissimo. È entrato forse anche un po' tardi. Il suo futuro? Io sono felice se lui sarà felice di fare il calciatore. E io gli darò una mano. Ma se io sono l'allenatore farò in pieno l'allenatore. Io sono coerente, quando so che serve io lo metto. Quando la squadra cala lo uso sempre.