IL TEMPO (E. MENGHI) - A tappare i buchi della «groviera» ci aveva pensato già Garcia, ossessionato dalla fuga di notizie da Trigoria. Spalletti ha trovato il centro sportivo tutto blindato e non gli è affatto dispiaciuto, perché se ha una cosa in comune con il suo predecessore è proprio la mania del controllo: basti pensare alla storia del «topino».
Ieri, però, per la prima volta da quando si è riaccomodato sulla panchina giallorossa, il tecnico toscano ha fatto una richiesta particolare a dirigenti e addetti ai lavori: occhi lontani dal campo durante la rifinitura e telecamere della tv ufficiale spente. Nessuno spiffero concesso prima del derby. Le uniche notizie dovevano essere quelle fornite direttamente dall’allenatore in sala stampa, mantenendo il segreto sulle scelte di formazione.
La vera incognita riguarda l’utilizzo di Dzeko, l’uomo che per caratteristiche potrebbe dare più fastidio ad una Lazio destinata a chiudersi in difesa. Ha fatto il carico di entusiasmo grazie al record con la Bosnia, ma il miglior bomber dell’ex Jugoslavia concorre per una maglia in attacco con un altro giocatore in grado di mandare in tilt la retroguardia biancoceleste, non con il suo peso specifico ma con la sua rapidità: El Shaarawy. Il ballottaggio tra i due sarà vinto (forse) dal giallorosso ritenuto più adatto a questo tipo di partita e, se si dovesse prevedere un’avversaria prudente come possono esser state in passato Carpi e Udinese, o anche il Palermo, allora potrebbe spuntarla il centravanti di Sarajevo, titolare nelle suddette occasioni. Solo contro i siciliani, tuttavia, Spalletti ha scelto di privarsi del Faraone, mentre nelle altre due sfide ha optato per la convivenza ed è proprio questa l’ipotesi che ha preso sempre più forma nelle ultime ore. La Roma potrebbe allora presentarsi al derby con un 4-2-3-1 a trazione anteriore, in cui il sacrificato sarebbe Keita, mentre Salah e Perotti sono sicuri del posto a prescindere. In mediana resterebbe spazio solo per Pjanic e Nainggolan, il maliano resta uno dei punti fermi del tecnico toscano, a cui tanto sarebbe piaciuto allenarlo quando la carta d’identità era meno severa, ma le eccezioni esistono e oggi potrebbe essercene una.
Resta naturalmente valida l’opzione meno sbilanciata, con l’ex Barcellona che in questo caso verrebbe preferito a De Rossi, in tribuna all’andata e destinato alla panchina al ritorno. Il numero 16 giallorosso è tra i due giocatori acciaccati citati nel bollettino medico di Spalletti in sala stampa, assieme a Manolas, perché entrambi hanno sofferto di fastidi in settimana e si sono allenati a sprazzi, ma se il greco è un inamovibile della difesa e ha poca concorrenza nel ruolo, il centrocampista sta meglio, anzi sta bene, ma meno di un Keita. Dietro i giochi sono fatti: Szczesny in porta, Florenzi e Digne esterni, Manolas-Rudiger al centro.
Unici indisponibili Gyomber e Vainqueur. Totti spera di giocare quello che sarebbe il suo 42esimo derby, forse l’ultimo, ma partirà dalla panchina. Il sondaggio, messe da parte le emozioni, non è andato a buon fine.