Così la contestazione si riversa in strada

08/04/2016 alle 18:32.
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REPUBBLICA.IT (M. MONTI) - L'Olimpico è ormai deserto. Nelle gare casalinghe dei due club capitolini risuona soltanto un assordante silenzio. Un inquietante malcontento che ha tradotto il climax di insoddisfazione maturato dagli abbonati di nei confronti di alcune formule comunicative adottate dalla società giallorossa - accusata, specie nella figura del presidente, di poco sostegno - e della comparsa delle vetrate al centro del settore, in un disco rotto che fatica ormai ad emettere suono alcuno. Il risultato? Stadio vuoto ed esigenza di riformulare il concetto di "passione", con i dati di affluenza vertiginosamente in calo e le nuove modalità atipiche di fruizione degli ultras della Roma, portati a radunarsi (come accaduto a Testaccio in occasione dell'ultimo derby) ben distanti dalla zona del Foro Italico.

Le premesse. L'installazione della vetrata divisoria nella Sud (contestata anche in funzione delle contrarie direttive Uefa) comporta il primo disservizio della stagione, la necessità di effettuare i cambi di abbonamento - dal 15 luglio al primo di agosto - a campagna tesseramento già avviata. Il clima che avrebbe accompagnato le vicende di campo dei giallorossi si era d'altronde intuito anche il 14 agosto, nell'Opening day contro il Siviglia: lunghe attese per accedere allo stadio, invasive manovre di perquisizione nel pre-filtraggio e la presenza degli steward ad occupare la scalinata centrale e la balaustra inferiore. Stessa dinamica nel successivo Roma-, ultima gara senza la barriera, ma primo segnale di un cambio di epoca: il tifo sciopera per metà gara, tensione con la polizia all'interno della Sud, e conseguente decisione di "restare fuori fino a quando non si potrà tornare a tifare liberamente, non come cagnolini ammaestrati" (come da successivo comunicato). In aggiunta, l'inevitabile peggioramento dello stato delle cose per le contravvenzioni (da 168 euro) che vengono infatti recapitate dalle autorità a più di 40 tifosi, rei di non aver rispettato il proprio posto, con la sottolineatura del rischio di daspo in caso di seconda violazione.

"Un po' troppo" anche secondo il Italo Zanzi. I "mostri a tre teste abituati a comportarsi in modo indisciplinato e illegale", definizione del Niccolò D'Angelo del 14 settembre, decidono di disertare la e rimettono nelle mani della società il delicato compito di venire a capo della faccenda: "Fuori non per sciopero o per protesta, ma per tifare senza chinare mai la testa", scrivono su uno striscione. "Bisogna fare qualcosa di più in tema di collegamento con i tifosi", il primo monito del capo di gabinetto della , Roberto Massucci.

Curva in strada. I tifosi contestano a Trigoria a inizio dicembre e rispondono assente ad ogni gara casalinga, eccetto contro il - metà febbraio - quando la curva torna ad animarsi (soltanto in relazione al dato delle presenze) grazie ad una tipologia di clientela assai più occasionale, per via dell'elevato appeal della partita. La gestione del filtraggio e del pre-filtraggio nelle ore precedenti unisce però tutti in un'accesa denuncia delle difficili condizioni di fruizione dello stadio per chi oggi, tra difficoltà di acquisizione dei biglietti, elevato costo dei tagliandi, lontananza dei parcheggi e scomodità nel raggiungimento dell'impianto, desidera recarsi ad assistere a una partita. Il supporto alla squadra si trasferisce dunque per le vie della città - in corteo a Testaccio per vivere il derby di ritorno - o sul web, dove l'eco delle voci di protesta acquisisce forza nella viralità.

A prescindere dai risultati. È ancora attiva, ad esempio, una raccolta di firme su change.org per dire "no alla divisione delle curve dello Stadio Olimpico", mentre stando ai risultati di un sondaggio online organizzato dagli stessi tifosi, secondo l'84% degli intervistati le motivazioni della protesta vanno ricercate nell'assenza di un ambiente emozionale appetibile, nei rischi di provvedimento di daspo (71,7%), nella presenza delle barriere (70,1%) e negli eccessivi controlli delle forze dell'ordine all'ingresso (59,5%). L'attendibilità scientifica della ricerca è tutta da stabilire, ma agli occhi del popolo giallorosso il risultato appare evidente: nella fuga dallo stadio le voci "risultati di campo", "questione sicurezza", "questione economica" e "visibilità della gara" hanno un peso minimo. A far scattare la disaffezione sarebbe state invece proprio il mix delle disposizioni estive e il problema sicurezza così come viene interpretato dalle forze dell'ordine.

Stando così le cose, prevedere un possibile ritorno al passato e la fine del sacrificio domenicale di tanti seggiolini vuoti, appare quanto mai complicato. "Un sacrificio enorme per i tifosi e per il loro amore e dipendenza dalla Roma", ha sottolineato l'allenatore della Roma alla vigilia del derby. "Giugno? È troppo distante, bisogna trovare la soluzione prima, perché tutti la vogliamo", si è auspicato.

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