A pochi giorni dal 47esimo anniversario della sua scomparsa, il quotidiano sportivo ha ricostruito la vicenda legata alla morte di Giuliano Taccola, avvenuta il 16 marzo 1969 al termine della gara di campionato tra Cagliari e Roma, in particolare all'inchiesta aperta dalla Procura di Cagliari.
L'autopsia aveva rilevato Taccola aveva la broncopolmonite da almeno 15 giorni. C'era anche un leggero soffio al cuore, scoperto dai medici della Roma: per timore che all'attaccante non venisse concessa l'idoneità necessaria per l'attività agonistica, il club per 2 anni gli avrebbe fatto saltare la visita obbligatoria, non rispondendo ai solleciti del Coni. Le inadempienze, indicate negli atti dell'inchiesta il pm a indagare i due presidenti della Roma a cavallo tra il 1968 e il 1969, il politico Dc Franco Evangelisti e il costruttore Alvaro Marchini. L'ipotesi di reato è omicidio, da capire se colposo, preterintenzionale o volontario. Un'inchiesta che poi si è arenata il pm viene trasferito a Pisa, l'inchiesta cade nell'oblio e, dopo una memoria difensiva inviata dalla Roma, viene archiviata non si sa da chi. Di più: la vedova non può opporsi perché le carte sono un segreto di Stato.
«In tutti questi anni la Roma e le istituzioni sportive si sono trincerate nella più assoluta indifferenza -ha dichiarato al quotidiano sportivo Marzia Nannipieri, la vedova di Taccola - Anche l'Aic si è rifiutata di tutelarmi. Né un ricordo, né un fiore, né una presenza alla tomba di Giuliano, né una risposta alle mie innumerevoli lettere. Insieme con mio marito è stata sepolta pure la sua famiglia. Giuliano è deceduto sotto contratto e sul luogo di lavoro: doveva esserci garantita una vita dignitosa, l'invio mensile del vitalizio previsto dalla legge. C'è stato negato ogni aiuto solo perché mi sono permessa di chiedere giustizia. L'onorevole Evangelisti mi aveva avvertita: "Non sa chi sono, mi basta poco per far archiviare l'inchiesta. Non saprà mai di cosa è morto suo marito. E si ricordi: troverà tutte le porte chiuse. Lei e i suoi marmocchi avrete da campare ben poco". Così è andata: calpestato ogni diritto acquisito. I miei figli all'epoca hanno ricevuto dall'assicurazione 20 milioni di lire a testa. Le carte dell'inchiesta le ho dal 1995 dopo aver scritto al presidente Scalfaro, ma non ci sono una serie di documenti decisivi, compresi gli esami tossicologici. Il presidente Ciampi nel 2001 ha voluto una relazione sulla vicenda e guarda caso il patron della Roma, Sensi, si fece avanti: "Signora, venga a Trigoria che sistemiamo tutto". Sono andata, si è rimangiato la parola. ll Coni? Solo Giulio Onesti voleva darmi un lavoro, ma gli è stato impedito. Malagò mi ha chiamata appena eletto, poi è sparito. Tavecchio? Mai sentito. Vivo con una pensione sociale, non ho i soldi per un avvocato. Forse andrò a Bruxelles, sperando, almeno lì, di trovare le porte aperte».