«La Roma vale come la famiglia», parola di Luciano Spalletti. Il tecnico, tra le tante cose di cui si sta occupando a Trigoria, ha a cuore la questione Olimpico: è andato via dalla Roma nel 2009 che la curva Sud era il cuore pulsante dello stadio, l’ha ritrovata con le barriere e semideserta.
Il costo dei biglietti sempre elevato, le complicazioni logistiche per parcheggi e controlli serratissimi, il gioco che fino a qualche settimana fa latitava, la scomodità dello stadio in generale, hanno fatto sì che la disaffezione dei tifosi crescesse settimana dopo settimana. Per questo Spalletti ha provato a metterci del suo, ma non ha ottenuto cambiamenti di rotta. La curva è tornata piena solo col Real Madrid, ma i gruppi organizzati sono rimasti fuori e le tribune si sono riempite per Cristiano Ronaldo e poi basta.
Venerdì nessuna inversione di tendenza: previsti poco più di 30mila spettatori e la solita curva deserta: «Se non teniamo a questa partita, può nascere il dubbio che si anteponga altro alla Roma», ce l’aveva un po' con tutti il tecnico: con chi resta a casa in polemica con la società, con le istituzioni e con chi invece preferisce semplicemente il divano alle tribune. Spalletti vorrebbe un Olimpico con una degna cornice di pubblico: la Roma giocherà fra le mura amiche i tre big match decisivi per la Champions contro Fiorentina, Inter e Napoli. E poi il derby (in trasferta), Bologna, Torino e Chievo. Il mister giallorosso spera di fare bottino pieno, anche se lo stadio per ora di riempirsi non vuol proprio saperne. L'unica certezza è che mai Spalletti avrebbe pensato che sarebbe stato così difficile rimettere le cose a posto sia fuori che dentro il campo.
(gasport)