Come riporta il quotidiano, è stato lo stesso Sabatini ad alimentare il «potente dubbio» riguardo alla sua voglia di continuare a lavorare con la Roma, soprattutto dopo che ha visto crescere dentro Trigoria la figura di Alex Zecca, il manager che per lungo tempo è stato occhi e orecchie del presidente, che in questi giorni ha seguito come un’ombra.Settantadue ore in cui il Pallotta e il d.s. non sono riusciti ad incrociarsi: colpa dell’influenza, che non ha consentito a Sabatini di essere a Trigoria martedì, quando il presidente ha incontrato la squadra, Luciano Spalletti e con il resto della dirigenza. Ieri si sono invertite le parti, con il dirigente al «Bernardini» e Pallotta impegnato per tutta la giornata in incontri tecnici per il progetto stadio.
Il fatto che i due non si siano ancora visti (ma non è detto che non lo facciano nelle prossime ore) può avere una duplice interpretazione: o che la situazione è rientrata oppure che si è arrivati ad un punto in cui è impossibile ricucire lo strappo. In ogni caso, ma questo lo sanno bene i dirigenti romanisti, il ruolo di Sabatini ha una importanza fondamentale nella costruzione della squadra per la prossima stagione, che non potrà di certo cominciare al termine di questo campionato.
C’è altrettanta fretta nella presentazione del progetto finito del nuovo stadio, perché senza di quello non potrà partire la conferenza dei servizi della Regione, che dovrà dare l’approvazione definitiva. Pallotta ne ha parlato due sere fa con il presidente del Coni, Giovanni Malagò, che vorrebbe far disputare la finale del torneo olimpico di calcio nello stadio della Roma, se la Capitale riuscirà ad aggiudicarsi i Giochi del 2024.
(corsera)