IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Il video, girato sabato sera nella pancia dell’Olimpico e pubblicato su ilmessaggero.it, toglie definitivamente i veli sul nuovo corso. Evaporano d’incanto, con quei primi piani, mezze verità e penose bugie. Chi ha ancora qualche dubbio farebbe bene a rivedere il filmato con attenzione. Solo per capire quanto sia stata forte e autoritaria la spallata data da Pallotta all’inizio del 2016. Per cambiare la Roma. Nelle gerarchie e negli uomini. Dal 13 gennaio, giorno dell’insediamento di Spalletti, sono stati ridistribuiti i ruoli. Scegliendo, però, un unico punto di riferimento, cioè Lucio. La proprietà Usa, nel vertice di Miami, gli ha dato carta bianca. Sta a lui decidere, indirizzare e scegliere. In campo e fuori. Niente di nuovo, comunque. Il ribaltone era chiaro da un pezzo, nonostante qualcuno volesse ancora dimostrare il contrario. Bastava seguire il Picconatore di Certaldo quando piazzava i suoi colpi in conferenza stampa. Oppure prendere atto di come il ds Sabatini fosse sempre meno presente e non solo in trasferta con la pittoresca scusa della scaramanzia. O selezionare le dichiarazioni del dg Baldissoni che si è dedicato, esponendosi a qualche figuraccia, a smentire anche fatti ormai avvenuti e certificati.
RADIOGRAFIA INEQUIVOCABILE - «Ora parlo io». Spalletti, nel video-verità dell’Olimpico, ha scansato Sabatini. Dopo aver pesato per pochi istanti le nuove frasi del ds, si è preso prepotentemente la scena. Stufo di aspettare. E soprattutto di ascoltare quel discorso. Fuori luogo e fuori contesto. Destabilizzante. Il suo giudizio era stato definitivo già a fine partita. «Ha sbagliato», in riferimento all’annuncio di Sabatini di lasciare la Roma il 30 giugno, addio che l’interessato ha pubblicizzato prima di presentarlo a Pallotta e che la società, sempre con Baldissoni, ha continuato a smentire (anche sabato sera...). Ma quando il tecnico ha visto che, nel garage, il ds ha insistito sull’argomento, non è riuscito a trattenersi. Le immagini sono inequivocabili. Il viso tiratissimo di Lucio rispecchia lo stato d’animo. Si è fatto largo e ha detto basta. A muso duro. «Nessuno può parlare di quello che succederà il prossimo anno». Ha bloccato, dunque, Sabatini, elencando tutti quelli che, giocatori in testa, non devono sprecare «le energie» pensando al futuro. E agli interessi personali (fu chiaro pure con Totti). «Ha ragione il mister» ha dovuto dolorosamente ammettere, in pubblico, il ds. Il passaggio di consegne è stato ufficializzato alla platea, davanti a giornalisti e dipendenti. La personalità di Sabatini, a Trigoria, la conoscono tutti da 5 anni. Ma quella dell’allenatore, ricevuti i pieni poteri da Pallotta, ha preso il sopravvento. Ora è Lucio a dettare ogni strategia (ieri ha concesso alla squadra 3 giorni di riposo: giovedì la ripresa). Pure nella comunicazione (oggi non da grande club).
SITUAZIONE IMBARAZZANTE - «Ora parlo io». In quelle 3 parole si è aperta la nuova éra. Così, nella lunga notte all’Olimpico, Spalletti ha confermato la sua leadership. Zecca, braccio destro del presidente, non è salito nemmeno sul palcoscenico. Non ne ha avuto bisogno. L’amico di Pallotta, nella capitale con il figlio Peter, ha fatto il suo tra fine novembre e inizio gennaio, forzando la mano per esonerare Garcia e ingaggiare il toscano. Anche Baldissoni ha girato: al largo.: la sovraesposizione, con lui, ha avuto spesso l’effetto boomerang. Sabatini, invece, ha chiacchierato ad oltranza. Risposta e sorriso. Il mix, portato avanti nervosamente, non ha convinto. Come non è stata chiara l’autocandidatura per la campagna acquisti e cessioni della Roma che verrà (magari si dedicherà a sistemare affari in sospeso). «Il mercato si fa adesso e ci penso io». Spalletti è già andato via. E nemmeno Zecca è lì. Assenti Lucio e Alex, nessuno di può permettere di dire chi sarà il responsabile di qui al 30 giugno, quando il ds rescinderà il contratto con il club giallorosso. L’equivoco è ingombrante. E preoccupante. Sembra strano che l’allenatore accetti di iniziare la nuova stagione con la pappa fatta da altri. Pallotta gli ha promesso che i dirigenti, nuovi o vecchi che siano, dovranno seguire solo le sue indicazioni. Per lottare per lo scudetto. Sabatini, 5 anni fa, arrivò sapendo di dovere prendere soprattutto 4 rinforzi: 2 terzini, 1 regista e 1 centravanti. Ha acquistato 63 giocatori (più tutto il carrozzone dei giovani), ma in estate si ricomincia: 2 terzini (Digne tornerà al Psg; Florenzi, per ammissione del tecnico, non è difensore), 1 regista (Keita non rinnoverà) e 1 centratravanti (Dzeko è in bilico). Ci proverà il suo erede. Ascoltando Spalletti o accendendo il software di Zecca.