LAROMA24.IT - La Roma esce a testa alta dal Santiago Bernabeu con uno 0-2 che non rende merito agli uomini di Spalletti, autori di una grande gara a cui è mancato solamente il gol. Gli imperdonabili errori di Dzeko e Salah sotto porta e l'implacabile freddezza di Cristiano Ronaldo estromettono così i giallorossi dalla Champions League.
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Ecco i commenti di alcuni degli opinionisti più importanti della stampa, sulle colonne dei quotidiani oggi in edicola.
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IL CORRIERE DELLA SERA - M. SCONCERTI
La Roma non è stata inferiore al Real come squadra. Lo è stata come somma di qualità individuali. Il Real gioca un calcio vecchio, non ha schemi, ha giocatori. Zidane sembra un classico ex grande calciatore che fondamentalmente non stima i suoi perché non li considera all’altezza del ricordo che ha di sé. Il suo Real non ha un’idea di gioco, ha le idee dei suoi giocatori. Ha l’energie delle sfumature. Meglio la Roma come chiusura degli spazi e interpretazione della partita, cioè ricerca costante del contropiede. La colpa è stata non aver usato nemmeno una delle tante occasioni avute. Questa era una partita da gol immediato per smuovere i sentimenti, riequilibrarli, creare speranze e paure. La Roma ha sbagliato almeno 3 gol evidenti, l’avventura è finità lì. È tornata a diventare regolare l’eliminazione e una sudditanza storica eterna contro una squadra che
è solo un’ombra illustre di se stessa.
Come all’andata ha deciso Cristiano Ronaldo (oltre all’ingresso di Vazquez). Non credo che Ronaldo avrebbe sbagliato le occasioni che ha avuto la Roma. Si può parlare allora di calcio in qualunque modo, ma a questi livelli diventa utile considerare importanti soprattutto le qualità dei singoli. Ronaldo ha segnato ieri il 40° gol stagionale. Il miglior realizzatore della Roma è Salah con 12. Questa è la differenza, questo in fondo è il calcio. Vince chi fa gol. Anche contro questo Real un po’ vintage, un caldo esempio di occasionalità, di calcio squilibrato, lungo, lussuoso e abbastanza improvvisato, la Roma non ne ha segnato nessuno. Resta il rimpianto per un gol rapido che poteva cambiare la gara e per un calcio italiano che continua a scambiare l’Europa per un muro. Resta anche la dimostrazione di qualità in senso italiano della Roma. Da noi è evidente che è una grande squadra. Ma non sappiamo più chi siamo noi.
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LA GAZZETTA DELLO SPORT - A. DE CALO'
Prima ancora di Cristiano Ronaldo, la differenza tra Roma e Real la fa il «miedo escenico», la paura del Bernabeu che annebbia la vista di Salah e Dzeko quando si trovano, da soli, lanciati davanti alla gloriosa porta dei blancos. Occasioni monumentali buttate via. La partita finisce dopo un’ora, quando tolto di mezzo l’ingombrante Gareth Bale, l’ultimo arrivato Lucas Vazquez si mette al servizio della fame di Cristiano Ronaldo. Allora arriva il gol numero 13 del portoghese in questa Champions, e più in generale sono 353 in 336 con la maglia del Real Madrid. Non male per un campione che fino all’altro ieri continuava a essere fischiato dal suo pubblico. Cristiano è un cannibale che non si ferma davanti a niente e questo lo rende diverso, ogni volta lo rilancia in orbita. Il pubblico del Bernabeu – che ha il palato fine – lo ama con riserva, non lo coccola come fa con i campioni della casa e certo non gli riserva «standing ovation» come storicamente usa dedicare ai fuoriclasse rotondi, quelli che hanno fatto del calcio un’arte, quelli come Maradona, Ronaldinho, Del Piero e Totti (salutato ieri da una specie di ovazione alla carriera).
Come insegnano gli spagnoli, il «miedo escenico» è un’argentinismo inventato dal grande Jorge Valdano per spiegare la paura che incombe sui giocatori delle squadre avversarie quando si trovano davanti a uno scenario forte, come lo stadio Santiago Bernabeu pieno di gente. Sono passati più di trent’anni da allora, la leggenda è stata scalfita da molte tacche, ma la paura ha tante sfumature e nella serata di Salah e Dzeko è stata decisiva. Anche se Keylor Navas non ha ancora incassato un gol in casa, in questa coppa, non è un grande Real Madrid quello che ha eliminato la Roma. Zidane è un buon leader del gruppo, non fatica a spalmare il suo carisma nello spogliatoio, ma sul piano tattico e degli schemi sembra ancora un po’ acerbo e vago. La squadra improvvisa e concede molto ai contropiede, come ha dimostrato la Roma. Il Real è evidentemente più forte, ma tra blancos e giallorossi, in questo momento, non ci sono 4 gol di differenza. Le occasioni buttate dalla Roma accendono rabbia e rimpianti. Questa però è una sconfitta che può anche non fare male, perché ha dimostrato che la squadra è cresciuta: ha uno stile, una compattezza e una personalità che possono portarla lontano. I tracolli contro Bayern e Barcellona del novembre scorso e di un anno e mezzo fa restano incubi lontani. Spalletti fa bene a bacchettare i suoi per il risultato negativo: ha bisogno di motivarli e riportarli tosti sul terreno del campionato, dove lo sprint per tornare in Champions è tutto da giocare. (...)