
LA REPUBBLICA (A. CAROTENUTO) - Una faccia pasoliniana, 600 chilometri corsi a stagione e solo gol bellissimi. Ecco il prototipo del giocatore moderno.
Se la rovesciata contro il Genoa poteva essere un caso e il colpo da metà campo al Barcellona solo un indizio, il gol di controbalzo all’Udinese dopo un dribbling volante si presenta come una prova definitiva e inconfutabile. C’è qualità nel corpo ossuto di Florenzi, figurina da sottoproletariato del pallone che nasconde invece intuizioni da scienziato. È una macchina con un motore da 600 chilometri l’anno: ogni tanto la Roma apre il cofano e scopre che dentro c’è pure un regalo. Il gol prodigioso fa parte della mercanzia di Florenzi alla pari di una corsa senza fiato sulla fascia, peraltro la stessa dove un tempo esercitava Cafu col suo sorriso. Come Sergi Roberto al Barça o come Lahm al Bayern, Florenzi gioca (quasi) ovunque. È terzino, mediano, mezzala destra, ala destra e ala sinistra (tre volte: con Leverkusen, Verona e Palermo), unica posizione questa da cui non ha fatto gol. Corre, crossa, tira, vede il gioco, sa quando tagliare. Gli manca il tackle: ce ne faremo una ragione.