IL TEMPO (E. MENGHI) - Un passo indietro dal punto di vista del gioco, una conferma nei punti. È una Roma per cuori forti, la fortuna le sta dando una grossa mano: la traversa di Cassani a trenta secondi dalla fine è ancora lì che trema. Troppo fragile ancora questa squadra, incapace di gestire il doppio vantaggio ed improvvisamente spaventata appena subisce gol. Spalletti non sa spiegarsi il perché e non nasconde i dubbi nel post-partita: «Non avevamo concesso niente, senza essere belli, ma equilibrati sì. Una partita preparata, però non fatta bene. Siamo andati sul 2-0, quando doveva essere tutto più facile c’è stata un’involuzione che non riesco a capire, se mi date una mano mi fate un favore. È una Roma che ci deve spiegare cosa vuole fare, perché ultimamente quando sei convinto che ha imboccato la strada giusta poi si torna indietro. La vittoria era gestibile, bastava far girare palla, poi c'è stata una situazione di disagio e si è invertito il proposito iniziale. Meno male che l’abbiamo vinta, perché all'ultimo potevamo pareggiare».
Per il tecnico di Certaldo la vittoria è comunque «meritata perché abbiamo fatto due gol e ne abbiamo sbagliati tanti», ma le incertezze finali «sono il segno che si deve lavorare molto dal punto di vista psicologico. Bisogna essere più tranquilli anche quando il risultato è in bilico». Guarire la testa, liberandola da tutte le paure accumulate con Garcia in panchina, è l’obiettivo dell’allenatore toscano, che ha ancora un bel da fare con Dzeko, innocuo pure a gara in corso: «Ancora non ho bruciato i dottori, mi hanno detto che non aveva più di mezz’ora nelle gambe e ho obbedito. Pensavo mi aiutasse di più perché la squadra aveva bisogno di respirare. Ma quando è entrato noi abbiamo randellato a caso e diventa difficile anche per lui giocare quelle palle».
I tifosi hanno accolto il bomber (mancato) con grande entusiasmo, segno che continuano a credere in lui e soprattutto che l’ambiente romano non è poi così difficile: «Io – interviene Spalletti – do la colpa a noi, non al pubblico. Bisogna smetterla di dire certe cose, noi abbiamo tutto, bisogna solo far vedere chi siamo e mettere in evidenza il nome che portiamo sulle spalle». Per creare quello «stile Roma» di cui aveva parlato alla vigilia e su cui è tornato il dg Baldissoni: «Cerchiamo di farlo da anni. Vorremmo costruirlo con i nostri tifosi, facciamo del nostro meglio per invogliarli a tornare allo stadio». Il fatto che ieri sera si potesse salire a -2 dal terzo posto non ha portato gente in più, anzi (secondo record negativo di pubblico, meglio solo di Roma-Genoa), ma Spalletti almeno per la classifica ha da festeggiare: «Vedere che siamo lì può dare un po’ di brio». Ma adesso non si può più scherzare: «Siamo vicini a partite fondamentali e bisogna crescere, far meglio di quello che facciamo. Ho già chiesto scusa ai due centrali perché li ho ripresi in campo, ma è un po’ di tempo che diciamo le stesse cose, uno deve marcare davanti e l’altro restare indietro, avrebbero vita più facile così, ma forse non mi capiscono». Anche Salah si merita una tirata d’orecchie: «Chi non passa la palla paga la cena, lui è andato al bancomat».
Chiusura piccata su Totti: «Non va messo a prescindere, ma tenendo in considerazione i risultati. Lo dico avendo a cuore Francesco». E la Roma in primis.