IL MESSAGGERO (U. TRANI) - Dzeko resta ancora in bilico. Ma solo per una questione fisica. Il centravanti è sceso in campo e si è esercitato regolarmente con i compagni. Ma non ha svolto tutto l’allenamento con il gruppo. Parte del lavoro è stato personalizzato. Programma stabilito in partenza, fanno sapere da Trigoria, dove spargono ottimismo sulle sue condizioni. Solo oggi pomeriggio, dopo la rifinitura, Spalletti potrà però avere la certezza di poterlo convocare per la gara di domani sera contro la Sampdoria di Montella. L’intenzione dell’allenatore è di schierarlo titolare, ma la forte contusione con ematoma al polpaccio (colpo ricevuto sabato scorso nella gara contro il Frosinone) lo tiene ancora in sospeso. Dalla presenza del bosniaco, ovviamente, dipenderà il sistema di gioco e la scelta degli interpreti da schierare nel 5° match del girone di ritorno.
EFFICACIA OFFENSIVA Solo contro la Juve, con la nuova gestione tecnica, la Roma è rimasta a digiuno: 6 gol, dunque, in 4 partite da quando c’è Spalletti, utili a tornare a essere il 3° migliore attacco della serie A (42 reti, dietro al Napoli, che ne ha realizzati 52, e ai campioni d’Italia che ne hanno segnato solo 1 in più, cioè 43). I giallorossi, a lungo in questa stagione con il reparto più prolifico, sono in ripresa e viaggiano da terza forza del torneo. A fare la differenza, fin qui, è stato il numero dei marcatori: 16 in campionato (17, contando pure la Champions). Inizialmente con Garcia. E adesso anche con il nuovo allenatore, capace subito di allargare il gruppo dei realizzatori: spostandolo in avanti, ha ritrovato le reti di Nainggolan (si è sbloccato con 2 gol proprio nelle prime 3 gare con il toscano) e, accogliendolo dal Monaco, ha rilanciato El Shaarawy (si è presentato 2 reti negli ultimi 2 match). Il mal di gol è stato rapidamente curato.
QUESTIONE PERSONALE Più complicato, invece, è stato il percorso di Dzeko e prescindere dall’infortunio contro il Frosinone. Spalletti lo ha sempre difeso, soprattutto in pubblico. E, in allenamento, ci ha lavorato con particolare attenzione perché convinto che il centravanti possa far compiere alla Roma il salto di qualità definitivo e il conseguente recupero in classifica. Il sistema di gioco, a sentire l’allenatore, non sarà mai un problema: il bosniaco, grazie alla tecnica e alla fisicità, va bene per qualsiasi soluzione tattica. Quindi è adattabile con 2 esterni offensivi e con 1 o 2 trequartisti, con Salah, El Shaarawy e Perotti insieme. Tridente o rombo, fa lo stesso.
RENDIMENTO INSUFFICIENTE Dzeko è stato il primo a riconoscere di non aver ancora lasciato il segno come avrebbe voluto. Sono i numeri a evidenziare la crisi in cui è entrato da 2 mesi è mezzo. Solo 3 gol in 1412 minuti giocati e in 18 presenze in campionato (media di 1 ogni 470,6 minuti e di 1 ogni 6 gare). Nessuno nei 120 minuti di Coppa Italia (1 partita) e 2 in 365 minuti in Champions (5 gare). In tutto 5 reti in 24 presenze (22 da titolare). Su azione solo 2 gol, entrambi di testa: il primo in A, ormai lontanissimo, il 30 agosto contro la Juventus; e l’ultimo, in Champions, il 24 novembre. Porprio novembre è stato il mese migliore: 4 gol su 5, i 3 rigori contro il Bayer Leverkusen, la Lazio e il Bologna, più la rete al Barcellona. Si è fermato al Camp Nou, ma la Roma e Spalletti non lo hanno certo scaricato.