IL TEMPO (A. AUSTINI) - Tutti gli uomini del presidente. Francesco Totti, Walter Sabatini, Mauro Baldissoni, Bruno Conti. E poi politici, manager, tecnici per il nuovo stadio e chi più ne ha più ne metta. James Pallotta sbarca stamattina a Ciampino, insieme al «fedelissimo» collaboratore Alex Zecca col suo jet privato proveniente dagli States, e mai come stavolta dovrà incastrare gli impegni in un’agenda fittissima, ancora non definita, che sarà aperta fino all’8 marzo: dopo aver assistito a Real Madrid-Roma al Bernabeu, il presidente ripartirà verso gli Stati Uniti.
Lo attendono nove giorni intensi, con un caso ad attirare l’attenzione mediatica più di ogni altro: il futuro del capitano, che vorrebbe giocare un’ultima stagione ma ha bisogno di un nuovo contratto da calciatore. Pallotta probabilmente ascolterà i suoi desideri nei primi giorni della visita romana e gli esprimerà la posizione della società, che coincide con quella della proprietà. La Roma crede che sia arrivato il momento opportuno per Totti di ritirarsi, la sua presenza in panchina rischia di essere sempre più ingombrante e i segnali forniti da Spalletti sono molto chiari: per lui non c’è quasi più spazio. Ma Francesco si sente ancora «vivo», ha espresso il suo disagio nell’intervista prima della gara col Palermo e vorrebbe un altro anno intero per metabolizzare l’addio al calcio, che lo spaventa e lo intristisce.
Chi la spunterà? Difficile fare pronostici, la classica via di mezzo potrebbe essere un contratto con stipendio sensibilmente più basso di quello attuale (da 3.5 milioni netti a 1), da ammortizzare con la vendita nel mondo dell’ultima maglia di Totti: sulla carta un’operazione di marketing infallibile. Con Pallotta il capitano deve decidere anche il successivo ruolo in società. Molte le opzioni, probabile che alla fine si propenda per un incarico da «ambasciatore» giallorosso, in quel caso il contratto è già firmato e dura sei anni: resta solo da capire se partirà il prossimo luglio o nel 2017. Sarebbe il caso di stabilirlo subito, però non è esclusa l’ipotesi di un ulteriore rinvio della decisione a fine campionato.
L’altra «spina» più dolorosa che il presidente deve togliersi riguarda il futuro di Sabatini. Il diesse ha annunciato la voglia di farsi da parte al termine della stagione, con un anno d’anticipo rispetto alla fine del contratto, anche se continua a condurre il mercato: ha preso il terzino laziale Seck e sta per chiudere col Rosario per il classe ’96 Lo Celso. Nel frattempo non segue più la squadra in trasferta (ma per scaramanzia) e fa sapere di non avere alcuna fretta di parlare con Pallotta. Ma in questi giorni sarà «costretto» a farlo e potrebbe essere l’occasione giusta per dirsi tutto in faccia e chiarire i ruoli. Sabatini soffre le «intromissioni» e i rallentamenti nelle operazioni: da diversi mesi l’americano Zecca partecipa a tutte le «conference call» di mercato e, nonostante non aspiri alla poltrona del diesse, cerca di far valere le sue idee. Si troverà un compromesso?
Pallotta dovrà poi avallare il rinnovo di contratto di Bruno Conti, che non si occupa più del settore giovanile affidato a Tarantino, e un po’ a malincuore accetterà il nuovo incarico di osservatore. Il dg Baldissoni, invece, pur andando in scadenza a giugno, ha la piena fiducia della proprietà e il suo contratto è una formalità. A patto che abbia voglia di andare avanti.
E lo stadio? La consegna del dossier definitivo in Regione non arriverà prima di aprile e non è previsto l’arrivo del nuovo Ceo del progetto David Ginsberg. I ritardi sono dovuti a problemi interni nello staff e per adesso Pallotta si limiterà a incontri interlocutori. Di sicuro stavolta troverà il tempo di affacciarsi a Trigoria dove non si vede da un anno. Anche Spalletti lo aspetta a braccia aperte.