IL TEMPO (A. AUSTINI) - Al di là dell’Oceano regna la tranquillità. Anzi, si percepisce un certo distacco, ai limiti della freddezza, dettato dalla convinzione che la Roma americana sia ormai in grado di camminare da sola, indipendentemente dagli uomini messi di volta in volta sul ponte di comando.
L’agitazione generale scatenata a Trigoria e dintorni dalla notizia dell’addio a giugno di Walter Sabatini si scontra con l’apparente serenità di James Pallotta. Un presidente abituato a cambiare già diversi manager durante la sua gestione, in tutti i settori. Così, salutato nel 2013 un po’ a malincuore Franco Baldini (a cui ha chiesto di tornare ma incassando un «no grazie»), se ne farà una ragione qualora il direttore sportivo non cambi idea da qui al termine della stagione.
Lo intercettiamo in chat alle 2 di notte di giovedì, come sempre disponibile a rispondere ai quesiti provenienti dalla Capitale. Stavolta è addirittura lui a prolungare la conversazione oltre le nostre discrete intenzioni. Pallotta ha voglia di parlare, spiegare e si sorprende che la probabile partenza di Sabatini, l’uomo capace di portare oltre 200 milioni di plusvalenze in bilancio ma ormai deciso ad andar via (ieri non ha seguito la squadra a Modena), possa generare dei dubbi sui programmi futuri della Roma. Leggendo le sue risposte, sembra che il presidente abbia già metabolizzato il distacco dal direttore sportivo, probabilmente forte di una lista di candidati tra cui scegliere il successore. Semmai il suo rammarico è di essere intervenuto in ritardo in altri ambiti, vedi l’allenatore. Un Pallotta sempre più padrone della situazione, con la voglia di mostrarsi come tale.
Presidente, è preoccupato dalla possibilità che Sabatini si dimetta?
«Perché dovrei essere preoccupato? Sono confuso».
Credevamo che lei lo considerasse un buon dirigente come ha detto spesso in passato: sembravate un management unito.
«Sì, ma se Walter vuole andare via noi abbiamo una struttura in grado di gestire la situazione. Lavoriamo sempre pianificando le possibili contingenze».
Baldissoni rimarrà? « Uh! Di cosa sta parlando?»
Una semplice domanda! La ringraziamo per le risposte, se ci permette avremmo un’ultima curiosità: è vero che la società Caa è uscita dal progetto del nuovo stadio?
«La prego, di cosa sta parlando? Li ho lasciati andare via io sei mesi fa e abbiamo preferito costruire un team interno che gestisce quell’aspetto del progetto (ad esempio la vendita dei naming rights, ndr)».
Bene, grazie.
«Le auguro una buona nottata».
Non è facile dormire in questi giorni.
«E perché è così difficile?».
I tifosi ci chiedono di capire cosa accadrà alla Roma in futuro. Ma lei avrà sicuramente le idee più chiare.
«Sono piuttosto fiducioso di quello che stiamo facendo. Gli ultimi cambiamenti sono molto positivi per il futuro. Non sono affatto confuso, ma avrei dovuto modificare certe cose prima».
Si riferisce allo stadio o alla squadra?
«A entrambe».
Immaginiamo che lei sappia già con chi sostituire Sabatini se andrà via.
Clic... Pallotta non risponde più. Forse chiedevamo troppo.