Lo sfogo di Totti – costatogli l’esclusione dalla partita contro il Palermo che lo avrebbe visto titolare – oltre che all’allenatore (accusato di mancanza di rispetto e scarso dialogo), non è piaciuto nemmeno alla società. Qualcuno si è mosso anche per cercare di tagliare un paio di frasi, ma sia la Rai che lo stesso Francesco si sono opposti. E allora, a confermare il disappunto è lo stesso presidente Pallotta, in una intervista al «Corriere dello Sport». «Il caso Totti? Spalletti ha l’appoggio della società. Luciano è il nostro allenatore. Da quando è arrivato sono cambiate, in meglio, tantissime cose, e non parlo solo della gestione della squadra in campo. La reazione di Francesco mi ha sorpreso, non me l’aspettavo, ma in parte l’ho capita: è un grande giocatore, ha fatto la storia della Roma, adora competere, è una superstar. Ma quello che ha fatto il tecnico è stato dettato da un principio fondamentale: la squadra viene prima di qualsiasi giocatore. Non è assolutamente vero che Spalletti non abbia rispettato Totti, queste sono solo speculazioni». Con queste premesse, nessuna sorpresa per l’attenzione presidenziale nell’informarsi delle reazioni dei social e della squadra al deflagrare delle dichiarazioni del capitano. Inutile dire che vedere l’opinione pubblica prendere parzialmente le distanze da Totti ha rassicurato i vertici.
I meriti dell’allenatore nella rinascita della Roma sono indiscutibili e il capitano non li nega. Il suo stupore, semmai, è dovuto proprio al deteriorarsi del rapporto umano. Cioè, il «rispetto» di cui parla non è legato solo al fatto di non giocare, come ha fatto capire il tecnico in conferenza, ma nella freddezza complessiva, tanto da fargli venire il dubbio che Spalletti – con cui i rapporti non sono più idilliaci ma neppure così deteriorati – abbia quasi un mandato a indirizzarlo verso la chiusura della carriera. Possibile? Azzardato supporlo, anche perché lo stesso allenatore dice che accetterà qualsiasi decisione di Totti («ancora giocatore o in un ruolo alla Giggs o alla Nedved»). Con la dirigenza a Trigoria, poi, pare i rapporti siano normali, ma i «topini» raccontano come la scorsa settimana il d.s. Sabatini l’avesse invitato a salire da lui e il capitano abbia declinato l’offerta. Morale: da Boston a Roma, i vertici della società sarebbero favorevoli se Totti traslocasse dal campo alla scrivania, avviando i 6 anni del suo contratto da dirigente e creando così meno difficoltà a Spalletti.
(gasport)