IL TEMPO (A. AUSTINI) - Passano i mesi, cambiano i protagonisti, le scadenze slittano di volta in volta, i dubbi e le manovre di disturbo aumentano. Il nuovo stadio della Roma resta in sospeso aspettando la consegna del progetto definitivo in Regione, segno di problemi imprevisti e nuovi scogli da superare.
L’ultima ombra sul piano la mette L’Espresso che, citando appunti riservati del Campidoglio, parla di «progetto deficitario sotto molti aspetti». La replica arriva direttamente da James Pallotta che, contattato da Il Tempo , cerca di allontanare qualsiasi sospetto sul possibile fallimento dell’operazione. «Qualcuno sta cercando di creare problemi - ci scrive il presidente della Roma - in realtà i miei collaboratori sono in partenza per l’Italia dove parteciperanno a riunioni sul nuovo stadio che dureranno tutta la prossima settimana».
Insomma il lavoro continua senza sosta dopo i meeting di Miami, ma la consegna del progetto definitivo ha subìto un ulteriore ritardo confermato da Pallotta: «Il dossier dovrebbe essere pronto tra marzo e aprile». Le integrazioni richieste dalla Regione erano attese per la fine del 2015, poi si era parlato di gennaio-febbraio, ora il nuovo rinvio. Questo significa che l’iter di approvazione durerà almeno per l’intero 2016, visto che la Regione ha a disposizione 180 giorni per esaminare il progetto nella Conferenza di servizi decisoria: nel frattempo Roma avrà eletto il nuovo sindaco.
Considerati i tempi per la successiva firma della convenzione urbanistica, l’apertura delle gare europee per le opere pubbliche e gli altri inevitabili intoppi burocratici, si può ormai dare per certo che la prima pietra a Tor di Valle non verrà posata prima del 2017 e che quindi lo stadio potrà aprire, nella migliore delle ipotesi, nella stagione 2019-2020.
Una strada ancora lunga e tortuosa che Pallotta e i suoi partner non hanno alcuna intenzione di abbandonare. I rallentamenti sono dovuti a varie difficoltà di natura tecnica ed economica su una partita da 1 miliardo e 200mila euro. L’«esonero» di Mark Pannes, estromesso dal progetto dopo averla guidato come Ceo, è arrivato in seguito a una serie di valutazioni errate nel business plan: i ricavi stimati nella prima stesura, infatti, sarebbero troppo ottimistici mentre i costi sono lievitati, anche se questo era stato messo in preventivo. Ora Pallotta si è affidato all’esperienza di David Ginsberg, un manager di alta finanza che fa parte del board del Liverpool, per superare gli ultimi ostacoli.
Sullo sfondo, intanto, si profila la joint venture tra il costruttore Parnasi e il gruppo Pizzarotti, che stanno per creare una Newco in cui gli imprenditori di Parma deterranno una netta maggioranza. Pizzarotti si è inoltre garantito un’opzione a suo favore per partecipare all’operazione- stadio, occupandosi della costruzione di una parte delle opere sul totale di 978mila metri cubi previsti a Tor di Valle.