LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - «Pazzesco, quello che sta succedendo è pazzesco». Nella sua casa di Ascoli, Carletto Mazzone è esausto, il telefono squilla in continuazione: lui, allenatore della Roma dal ‘93 al ‘96, è stato il padre calcistico di Francesco Totti, che aveva solo assaggiato la A con Boskov.
Mazzone, perché pazzesco?
«Guardi, sono tanto amareggiato per il trattamento che stanno riservando a Francesco. Se lui fosse un fijo de bonadonna, un arrogante, forse resteri indifferente. Ma stiamo a parla’ di un grande giocatore e di una grandissima persona, che viene da una buona famiglia e che per me e per la Roma è stato sempre un punto di riferimento. Volete farmi credere che da un giorno all’altro è andato fuori di testa? È mai possibile? Come mai ha detto certe cose? Non è che qualcuno non ha saputo capire questo ragazzo, questo uomo?».
Si riferisce a Spalletti?
«Mi riferisco a quello che non è stato fatto da chi invece aveva il dovere di farlo. Mi chiedo se abbia lo spessore, la personalità e il buonsenso per allenare la Roma, doveva essere più riflessivo. Invece Spalletti ha cercato gloria, quando poteva chiamare Totti in disparte e risolvere a quattr’occhi la situazione. Gli fa pagare un pedaggio così salato, è assurdo, dovrebbe spiegarci come ha fatto a fare una cosa del genere. Perché non si sono parlati loro due? Così si distrugge l’immagine di un ragazzo eccezionale. Gli allenatori, quelli bravi, non spiegano solo la tattica, ma entrano nella testa dei giocatori e capiscono anche le famiglie che stanno dietro».
È un punto senza ritorno?
«Alla Roma si diano una regolata per ricucire lo strappo, Totti non è un bandito, né un delinquente, né un vagabondo. Forse l’hanno abbandonato in un momento difficile, perciò lui ha detto quelle cose».
Ma secondo lei Totti è ancora in grado di giocare? E per quanto tempo?
«Per me sì. Poi dipende da tanti fattori: lo stato d’animo di Francesco, la sua struttura fisica. Lui è sempre stato un professionista, al mille per mille, un patrimonio inestimabile, mai un atteggiamento balordo, mai un comportamento fuori posto. Me lo ricordo quand’era ragazzino, timido, parlava poco e si vergognava tanto al cospetto di campioni più navigati. Poi è diventato lui il grande campione, la città lo ama per quello che è in campo e fuori. Ha sempre rispettato tutti, è giusto che gli altri ora rispettino lui».