IL TEMPO (A. SERAFINI) - Il vento è cambiato, adesso tocca alla mentalità. Luciano Spalletti si è ripromesso quantomeno di provarci, almeno finché resterà in sella alla sua nuova avventura in giallorosso.
Se ci riuscirà o meno lo dirà il tempo, ma nel frattempo il ciclone arrivato con il cambio di guida tecnica comincia a raccogliere i primi frutti. I sorrisi rilassati diffusi all'interno di Trigoria fino a qualche tempo fa si sono trasformati in quelli legati alle ritrovate prestazioni e risultati, raggiunti grazie a una nuova metodologia di lavoro.La velocità e i ritmi si sono raddoppiati in ogni ambito della vita settimanale, tanto che per recuperare il tempo perso ci si può concedere anche qualche giorno in meno di riposo.
Dal suo arrivo nella capitale infatti il toscano ha finora concesso complessivamente soltanto 3 giorni di libera uscita in un mese e mezzo complessivo, talvolta non necessariamente il giorno successivo alla gara: anche ieri mattina regolare seduta di lavoro e non ci saranno soste fino a Madrid. Non che il riposo sia dannoso in assoluto, anzi, ma in questo momento potrebbe significare nella testa dei giocatori un «premio» ancora immeritato. L’allenatore continua a battere il chiodo per recuperare tutti i punti persi per strada da una squadra che tecnicamente avrebbe dovuto ambire a traguardi. Una vera e propria missione, che ovviamente viene condivisa in pieno dalla società, rea di aver agito con colpevole ritardo su una metamorfosi necessaria troppo tempo fa. Scacciati i rimpianti, però, si lavora sul presente, guardando al futuro. Per questo il nuovo ruolo di tuttofare cucito intorno a Spalletti, che oggi potrebbe seguire Fiorentina-Napoli al Franchi, non ha finora registrato alcun passo falso: dalla gestione dello spogliatoio alla sistemazione di ogni singolo «contrattempo» che può minare la serenità e il lavoro dell'area tecnica.
È stato notato con un piacevole stupore che durante ogni seduta lo staff dell'allenatore inizi a correre per sistemare in tutta fretta gli attrezzi per l'esercizio successivo, in modo da non concedere inutili pause al gruppo e quindi perdere l'alta intensità che viene richiesta fino al momento di tornare nello spogliatoio. Con l'arrivo delle vittorie nessuno ha finora mostrato segnali di disappunto, consapevoli che se non sono arrivati sconti neanche di fronte alla figura di capitan Totti, nessuno può sentirsi in grado di esigere un trattamento diverso dagli altri. Anche di fronte ad una prestazione eccellente o ad un gol decisivo.
«Ormai sappiamo quali sono i suoi metodi», ha aggiunto Pjanic a Empoli, il sesto trionfo consecutivo in campionato. Non c'è quindi più da meravigliarsi se El Shaarawy (dopo una doppietta) viene bloccato al momento del cambio in una discussione sui movimenti e sulle posizioni corrette da tenere in campo o se Szczesny viene invitato a svegliarsi dopo aver sbagliato due lanci consecutivi con la squadra in vantaggio di due gol. Finora ci sono già passati pubblicamente Florenzi, Manolas, Rudiger, Digne, Vainqueur, Salah, Dzeko e chissà quanti altri, tralasciando ovviamente la questione Totti, protagonista ancora una volta al Castellani di un comportamento che Spalletti avrebbe preferito fosse evitato. Gli scherzi in panchina arriveranno, ma non prima che la sua Roma dia segnali definitivi di aver completato il percorso di crescita. Almeno fino a quel momento la professionalità e gli atteggiamenti dovranno essere esemplari.
Evitare leggerezze e nel caso intervenire direttamente, come ha potuto vivere in prima persona anche Francesca Brienza, fidanzata di Garcia, per un «like» galeotto su un post irriverente su Facebook. Adesso la Roma è in pugno a Spalletti, con un’infinità di carta bianca ancora da utilizzare