IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Tre doppiette in otto gare. Una ogni 240 minuti. Il ritorno al gol della Roma si apprezza di più anche dalle piccole cose: prima dell’arrivo di Spalletti, soltanto Gervinho era riuscito a segnare due reti nello stesso match in campionato. Due gare ravvicinate (col Carpi e a Palermo) che facevano parte della miglior striscia stagionale di successi (5) prima di sabato. Ora le partite sono già diventate 6 anche se all’orizzonte c’è una quaterna che non lascia dormire sonni tranquilli (Fiorentina-Udinese-Inter-Lazio). Pensieri futuribili: la Roma preferisce godersi la ritrovata vena realizzativa dei suoi attaccanti che ha permesso di segnare 19 reti (18 su azione) in 720 minuti e di risalire dal terzo (all'addio di Garcia) al primo posto (aspettando il Napoli) in quella delle marcature. A secco (se si esclude la Champions) i giallorossi sono rimasti solo a Torino.
AVANTI COL ROMBO Anche ad Empoli, Spalletti ha seguito le indicazioni arrivategli dal campo. Che al momento dicono che la Roma gioca meglio con il centrocampo a rombo piuttosto che con il 4-2-3-1, il 4-3-3 o con la difesa a tre. E pensare che il forfait iniziale di Dzeko, avrebbe permesso al tecnico di schierarsi con il modulo che fece le sue fortune nella prima esperienza romana. Merito di Lucio è stato quello di non cadere in tentazione. Forse ha influito la volontà di mettersi a specchio con l’avversario ma la sensazione (avvalorata dai fatti) è che la squadra abbia trovato i suoi equilibri con un vertice basso (Keita) e uno alto (Perotti), pronto a regalare assist alle punte ma a trasformarsi nel primo marcatore sulportatoredi palla avversario.