LA REPUBBLICA (E. CURRO') - Repubblica anticipa la tabella sulla stima-simulazione della ripartizione dei diritti tv per la stagione in corso tra le 20 società di serie A. In base alla proiezione, la Juventus stacca tutti con 109 milioni di euro, Carpi e Frosinone sono in coda attorno ai 22,5 milioni e per 9 società si prefigurano introiti più o meno analoghi, dai quasi 37 milioni della Sampdoria ai poco più di 33 dell’Atalanta.
Intanto, però, l’allarme rosso rimane. Se infatti i ricavi dei diritti televisivi continuano a rappresentare largamente la principale fonte di sostentamento della serie A, il prodotto sta perdendo interesse per il pubblico. Lo confermano sia lo stallo del numero dei telespettatori (alla ventiquattresima giornata erano diventate già 42 le partite viste in tivù da meno di 43mila persone, cioè da meno della media degli spettatori dal vivo per ogni gara della Bundesliga tedesca) sia il continuo calo della percentuale di riempimento degli stadi (scesa al 57,5%, senza calcolare i dati gonfiati su San Siro, che ieri per Milan-Genoa aveva 30.547 spettatori dichiarati contro i 21.890 effettivi). I dati televisivi sono impietosi: soltanto la Juventus ha sommato finora un pubblico in tivù (dalle dirette a pagamento di Sky più Mediaset) superiore ai 40 milioni complessivi (e comunque con una media appena sopra il milione e 600 mila). Sedici partite sono state viste in tivù da meno di 20 mila telespettatori e le rilevazioni attestano la tendenza del pubblico giovanile allo zapping, se contemporaneamente vengono trasmesse gare degli altri 4 principali campionati europei, o addirittura a preferire Premier League, Liga e Bundesliga.
Non è meno impietoso il confronto sugli introiti da stadio: in
Premier la percentuale di riempimento è del 95,7 % (l’ultima di questa graduatoria, l’Aston Villa, ha l’81,4), in Bundesliga del 92,6, nella Liga del 68,3 e anche nella Ligue 1 francese (66,6) è superiore alla serie A . Che tuttavia non smette di litigare sulla distribuzione delle risorse televisive. Il ritardo si fa assai rischioso. Al nuovo rinvio della decisione si unisce il mancato affidamento delle indagini demoscopiche sulle tifoserie, che hanno un valore molto significativo nella distribuzione. La delibera per l’incarico alle società di sondaggi è slittata all’assemblea in programma tra due settimane, ma poi servirà comunque un altro mese per avere i dati. Le 6 grandi e le 13 medio-piccole, col presidente della Lazio Lotito teorico mediatore, continuano ad accapigliarsi: non tanto sul paracadute per le tre retrocesse (la forbice tra i 60 chiesti dalle piccole e i 50 proposti dalle grandi si è ridotta), quanto sulla distribuzione dei 150 milioni di risorse in più del nuovo contratto televisivo triennale fino al 2018. Le grandi vogliono che vengano assegnate in base al risultato sportivo. Il rischio è che si arrivi a un accordo raccogliticcio. L’urgenza è imposta dalle scadenze imminenti, ma di fatto passeranno altri due mesi di contrasti, con lo spauracchio dell’indagine della magistratura sull’asta dei diritti televisivi e del blocco di una parte delle risorse.