IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - E anche la prima di Luciano Spalletti allo Stadium viene archiviata. E' finita male come quelle di Luis Enrique, Zeman e Garcia. La Roma stavolta si slava dalle imbarcate, ma perde comunque e in questa di sperimentazione spallettiana non ci voleva. Perché oggi i giallorossi dicono praticamente addio a ogni sogno scudetto e dovranno/potranno sperare solo in un miracoloso piazzamento in Champions. Spalletti non è per niente soddisfatto, al netto della rabbia verso Florenzi, che ha perso il pallone della sconfitta e si è messo a protestare con tutti. Si auspicano gioco e normalità (nei comportamenti), si ricomincia dal 2005. L'analisi del tecnico di Certaldo è lucida. «Dovevamo fare di più», ammette. La scossa tattica sta arrivando, ci vuole tempo; quella emotiva doveva essere già dentro ogni calciatore, invece stenta a farsi vedere. «L'aspetto psicologico diventa fondamentale soprattutto in un ambiente come il nostro».
ZERO PALLE GOL - Sembrava Napoli-Roma: tutti dietro, sperando nella Provvidenza manzoniana. «Dovevamo fare di più in fase offensiva, puntare di più l'avversario, vincere più duelli, essere più cattivi, avere più coraggio. Qualcosa è stato fatto nella maniera corretta, ma è pochino, bisogna aumentare velocemente il ritmo, il carattere, l'autostima». Detta così, ci vorranno mesi per vedere una Roma degna.
COSÌ NO, ALE - Povero Spalletti, il lavoro è lungo, pesante. «È inutile parlare di obiettivi, bisogna ritrovare il morale della squadra e la condizione mentale e lo si fa con il lavoro. E andremo avanti con questo sistema di gioco». Il fatto che sia lievemente migliorata la fase difensiva, conta poco oggi. «Non siamo stati squadra. Non abbiamo mai provato a vincere, eppure era una partita importante per noi, più importante di tutte le altre, poi è iniziato un lavoro che deve durare cinque mesi, qualsiasi risultato non condizionerà quello che deve essere il sacrificio che faremo noi in questi mesi». Frecciatina a Florenzi, con cui ha avuto una discussione nel finale. L’errore sul gol, le proteste inutili. Quello "stai zitto tu" detto con forza dal tecnico al centrocampista fa capire che anche stavolta si dovrà tornare alla normalità. «Ale è eccezionale, non ne abbiamo tanti di calciatori con le sue caratteristiche ma ogni tanto lui si perde con questi atteggiamenti visibili a tutti, a certe proteste inutili. E visto che è un campione i campioni queste cose non le devono fare. Da lui ci aspettiamo di più, certe situazioni le dovrà mettere a posto. Gliel’ho detto e mi ha dato pure ragione». Un velo di giustificazione su De Rossi e sulla frasaccia a Mandzukic. «Gli insegnerò a mettersi la mano davanti alla bocca, visto che il croato ha preso per il culo tutti ma lo ha fatto con la bocca coperta».
ARRIVANO I RINFORZI Spalletti è chiaro sui possibili arrivi. «Ci serve un difensore centrale e poi uno o due calciatori davanti». Ma il problema non sembra essere solo il “rinforzo”. «Ci manca la fiducia», ammette Nainggolan. «Spalletti ha fatto un ottimo lavoro in questi giorni, ma ci vuole tempo», parole invece di Szczesny che si sente «più protetto con questo modulo tattico».