IL MESSAGGERO (S. CARINA) - «Un colpo di follia» di El Shaarawy regala la prima vittoria a Spalletti, un successo che è «una sorta di liberazione». Il tecnico toscano tira un sospiro di sollievo e si coccola l’ex milanista: «Viene da fuori, è tranquillo, ha entusiasmo e dà quel qualcosa in più perché ha il coraggio di farlo». Quello che sembra aver smarrito Dzeko: «Questa cosa non la dovete fare - bacchetta bonariamente chi evidenzia come la Roma abbia giocato più sciolta con Totti in campo - Edin fa un altro tipo di lavoro. Anche se deve fare qualcosa di più». In effetti, se si eccettua una conclusione deviata in angolo da Leali nel primo tempo, l’ex City non si è mai visto. E al momento della sostituzione, se non fosse stato proprio per Spalletti che ha capito in anticipo le sue intenzioni (andarsene negli spogliatoi senza fermarsi in panchina) e lo ha bloccato, nei prossimi giorni si sarebbe parlato di un caso che invece ora viene declassato a mero sconforto del calciatore: «Era un po’ teso perché non riesce a dare quello che sa dare». I fischi? «Provenivano dai tifosi del Frosinone, non dai nostri. I tifosi della Roma, comunque, sono abituati bene e noi faremo di tutto per riportarli allo stadio».
IL PROFESSORE - Sentirlo parlare di calcio è un piacere. Nel post-gara la platea di riferimento cambia almeno quattro volte ma Spalletti spiega di volta in volta la partita, soffermandosi soprattutto sull’organizzazione difensiva: «Difendere in un modo e attaccare in un altro? Era un po’ così, abbiamo fatto delle prove. L’idea è girare palla a tre e difendere a quattro perché El Shaarawy attacca il terzino avversario e Zukanovic chiude in fascia. Dovrebbe essere una cosa normale». Anche se, rivedendo la gara, il tecnico si renderà conto che la squadra dalla metà del primo tempo in poi ha avuto la tendenza a schierarsi in entrambe le fasi quasi sempre a quattro, dando l’idea di sentirsi così più tranquilla. A chi gli chiede d’invertire le posizioni di Pjanic e Nainggolan replica: «Era un momento in cui la squadra prendeva troppi contropiedi e bisognava gestire il gioco. Mire oggi stava 10 metri più avanti mentre gli avevo chiesto di stare più dietro per comandare il gioco. Radja si butta negli spazi, va da tutte le parti e allora bisogna cercare delle soluzioni nuove». Quelle che potrebbero arrivare anche col mercato: «Dopo devo telefonare a Sabatini. Non dà le dimissioni, è operativo. L’arrivo di Perotti? Qualcosa di vero c’è». Forse anche più di “qualcosa”.