Ecco l'accusa dell'Antitrust contro Mediaset e Sky. "Con l'aiuto della Lega si spartivano il calcio in tv"

17/01/2016 alle 16:44.
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LA REPUBBLICA (E. MENSURATI/E. RANDACIO) - C’è un documento che in queste ore minaccia il futuro del calcio italiano, di Mediaset e di Sky. È l’atto d’accusa - tecnicamente si chiama “comunicazione delle risultanze istruttorie” - dell’Antitrust che, dal 13 maggio 2015 al 10 dicembre 2015, ha indagato sul presunto “accordo restrittivo della concorrenza posto in essere da Sky e Rti Mediaset Premium e favorito dalla Lega Nazionale Professionisti della Serie A e del suo advisor, Infront Italia Spa”. 56 pagine di relazione più 182 documenti allegati che, raccontano di come, tra sfrenate attività di lobbing, manipolazione dell’informazione, e accordi sottobanco, la grande partita dei diritti tv del Campionato, tre miliardi di euro in tre anni, sia stata qualcosa di diverso dal previsto. Doveva essere un’asta, è stata una spartizione. Un accordo che, secondo la tesi degli ispettori dell’Autorità, avrebbe danneggiato mercato e utenti. Il comportamento di Sky, Rti Mediaset Premium, Lega Calcio e Infront - scrivono gli ispettori nel documento che verrà discusso con le difese il prossimo 16 febbraio - era «finalizzata ad alterare il confronto concorrenziale in sede di partecipazione alla gara (...) evitando il dispiegarsi di dinamiche concorrenziali fra gli operatori attivi sul mercato e ostacolando l’ingresso di potenziali nuovi operatori. In sostanza, la Lega, che doveva aggiudicare con l’ausilio di Infront, e i due principali concorrenti, hanno concordato un esito della stessa diverso da quello risultante dalle offerte, in modo da garantire la ripartizione del mercato tra i due operatori storici, evitando l’estromissione di uno di questi (Rti Mediaset Premium) e precludendo l’ingresso di nuovi operatori sia nell’immediato (Eurosport) sia in futuro. Il tutto senza neanche quei vantaggi per i consumatori che erano stati prospettati» durante i giorni della polemica. Per questi fatti, è in corso a Milano anche un’inchiesta penale per turbativa d’asta. Il 19 maggio del 2014, la Lega pubblica l’invito a presentare le offerte per i diritti della Serie A per il triennio 2015-2018. I diritti sono divisi in tre pacchetti. Pacchetto A (diritti per piattaforma satellitare, relativi alle otto società sportive di maggiore interesse, vale a dire 248 gare e cioè il 65 per cento degli eventi). Pacchetto B (diritti per piattaforma digitale terrestre per gli stessi eventi del pacchetto A). E Pacchetto D (esclusiva per tutte le piattaforme delle restanti squadre, 132 partite, il 35 per cento del totale. Per questo, partecipa anche Eurosport). «Alle 12.45 del 5 giugno del 2014 si procede all’apertura delle buste», scrive l’Antitrust. Ma «la Lega procederà all’assegnazione dei pacchetti in data 26 giugno», vale a dire ben 21 giorni dopo, alla fine di una drammatica assemblea. Ventuno giorni durante i quali è successo di tutto. Perché, contrariamente a quanto previsto, le offerte migliori per i due principali pacchetti (A e B) erano state presentate da Sky. Sia Lega sia Infront erano invece più favorevoli a una soluzione di compromesso. (Qui occorre ricordare che la Lega Calcio di quel tempo era saldamente in pugno ad Adriano Galliani, uomo Fininvest e presidente del Milan; allo stesso modo, Infront era una creatura di Marco Bogarelli, anche lui uomo legato alla galassia berlusconiana).

Lo scontento per l’exploit di Sky è fortissimo sopratutto dentro Mediaset dove si punta subito su una strategia molto aggressiva. Contestare legalmente l’esito dell’asta (vincere sia il pacchetto A che il B determina una posizione dominante di mercato, ed è dunque illegale) e contemporaneamente trattare con Sky per spartirsi il campionato. Parte dunque un’intensa attività di lobbing per mettere pressione sulla Lega, affinché blocchi tutto, come si evince da una mail interna al biscione acquisita dall’Antitrust: «Sintesi GPSEVNNJFT ad uso dei giornalisti amici: Psilvio vuole un pezzo domani che dica: “Ha vinto Mediaset”. Lo devo dare a Brachino (direttore dello sport di Mediaset, OES) che fa lobbing pure lui». Di fronte agli argomenti di Mediaset e allo spauracchio di un interminabile contenzioso legale, la Lega Calcio pressata da Infront sembra spaventarsi. E anche Sky che, se da un lato intraprende un’altrettanto aggressiva strategia legale e di comunicazione, dall’altra, si siede al tavolo a parlare. Dapprima chiede di inserire nella trattativa anche la (appena vinta da Mediaset) poi accetta di discutere solamente dei diritti della Serie A. «A seguito di tali trattative - scrive l’Antitrust - interviene l’accordo fra Sky e Rti Mediaset Premium». Lo schema originario viene stravolto, Sky si aggiudica tutte le partite della serie A sul satellite e Premium quelle sul digitale terrestre. Ma per far ciò - ed è questa secondo l’Antitrust la pistola fumante - è necessario condividere 22 partite del pacchetto D, relative «a tutti gli eventi disputati dall’As Roma». Tra gli atti recuperati dai finanzieri mandati dall’Antiturst presso le sedi dei soggetti sotto indagine, c’è uno scambio di mail tra Mediaset e Sky con le varie modifiche alle bozze dell’accordo di sub licenza del pacchetto D, l’ultima alle 21.35 del 26 giugno, poco prima della chiusura dell’assemblea di Lega, che recita: «Invio ultima versione concordata. Attendo riscontro prima di procedere con la versione clean. Un caro saluto». Alla quale fa seguito, alle 00.10, dopo la chiusura dei lavori della Lega uno scambio finale piuttosto eloquente tra i due uffici legali. Mediaset: «Questa è stata più dura del solito ma ce l’abbiamo fatta. Ci sentiamo domani». Sky: «Anche stavolta ci siamo arrivati!». Nelle sue indagini l’Antitrust ha anche trovato le prove che le parti fossero consapevoli che c’era qualcosa che non andava in quell’accordo, e cioè che il documento firmato in quell’occasione fosse difforme da quello presentato per l’approvazione all’autorità Antitrust. Agli atti c’è allegato un documento del 20 febbraio 2015 in cui i componenti della «Commissione tecnica diritti audiovisivi» vengono informati del fatto che «il contratto di sub licenza del pacchetto D presenta alcune difformità rispetto a quanto a suo tempo comunicato alle autorità garanti». Per questo «il 20 aprile 2015, in sede di attuazione dell’accordo, Sky, Rti/Mediaset Premium e Lega, sottoscrivono un documento nel quale le predette emittenti sollevano la Lega da eventuali difformità rispetto al contenuto delle autorizzazioni rilasciate da Agcm e Agcom. Dalle carte dell’Antitrust emerge abbastanza chiaramente anche un’anomalia legata al ruolo di Infront, società che avrebbe dovuto essere un semplice advisor e che invece in tutta questa partita gioca un ruolo da protagonista assoluto. «All’Assemblea - scrivono gli ispettori - risulta partecipare anche Infront che risulta aver svolto un ruolo di mediazione nella persona di Marco Bogarelli». È lui a riferire i dubbi, è lui a chiedere e ottenere tempo. Ed è forse per spiegare questo ruolo che gli uomini dell’Antitrust si soffermano su una clauosola del contratto che lega Infront alla Lega Calcio. Nei paragrafi dedicati al «corrispettivo» si lega il pagamento a Infront di un bonus «alla permanenza di Marco Bogarelli nella carica di amministratore delegato della società».