LA REPUBBLICA (M. PINCI) - In attesa del fascicolo della procura federale, Roma l’ha già assolto. Rovesciando a proprio vantaggio la questione Sarri-Mancini. L’insulto che Daniele De Rossi ha rivolto a Mandzukic a Torino (“Muto, zingaro di m...”) evoca lo spettro del razzismo e fa tornare in mente a molti quel “frocio” urlato dal tecnico del Napoli e denunciato dall’interista, quantomeno per il tempismo. Ma proprio la sentenza con cui il giudice sportivo aveva derubricato le frasi dell’allenatore partenopeo in un banale “comportamento gravemente insultante”, diventa strumento nella capitale per sostenere la paradossale arringa difensiva del romanista: “Quella di Sarri non era una discriminazione perché Mancini non è gay? Allora visto che Mandzukic non è uno zingaro quello di Daniele non può essere razzismo”. Il sillogismo nasce a caldo dopo il fischio finale della partita su twitter e dalla tarda mattinata fa scuola su tutte o quasi le radio capitoline, diventando un ritornello per sostenere l’inconsistenza della prova tv. Intanto Trigoria tace, Pallotta sollecitato non risponde sul tema, e qualche dietrologo, temendo un intervento del giudice Tosel, adombra persecuzioni: “Squalificare De Rossi? Ma sempre con la Roma cercano di riscrivere le regole?”.