Castan, campione smarrito. La cura di Sabatini: “In Brasile per rigenerarsi”

19/01/2016 alle 13:45.
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LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA, M. PINCI) - Dopo quel fallo da rigore ha passato quasi un minuto a terra, annodato su se stesso, disperato. Nello spogliatoio ha dovuto tenersi nello stomaco un magone fatto di rabbia e delusione, nemmeno a casa quel nodo è andato giù. E ora potrebbe persino dire addio alla Roma. O almeno arrivederci. “Pensavo di stare bene ma forse si sono fidati troppo di me, chiedo scusa, mi dispiace tanto”. Le scuse twittate dopo aver procurato il gol dell’1-1 del Verona fotografano questo ragazzo di 29 anni, costretto dalla vita a confrontarsi con un dramma reale, altro che un pareggio con l’ultima in classifica. Un anno e mezzo fa un cavernoma al cervello metteva a rischio non solo la sua carriera, ma la sua vita: 12 mesi dopo è tornato in campo, ha recuperato. Forse non abbastanza però. Ora se ne è accorto anche lui: per questo il ds vuoleconvincerlo che la cosa più giusta sarebbe passare i prossimi sei mesi in prestito, in Brasile, per ritrovare a casa propria la forma migliore, lontano dalle pressioni di Roma insieme alla moglie Bruna e ai figli Gianluca, Gabriel e Raffaella. Un discorso in bilico tra questione tecnica e fattore umano, ovviamente nell’interesse del ragazzo: di club brasiliani pronti a prenderselo ce ne è una fila (a patto che sia la Roma a farsi carico dello stipendio), cominciando dal Corinthians che l’aveva lanciato. A tentennare però è proprio : chi ha sconfitto il male non può spaventarsi per un calcio di rigore.

«Dopo l’intervento avevo l’uno percento di possibilità di morire, il dieci di restare con la bocca storta, ho dovuto imparare di nuovo a camminare », raccontava una volta superata l’operazione alla testa. Pur di evitarla, avrebbe voluto lasciare la Roma, rinunciare al calcio: lo convinse a lottare dandogli tutto il tempo di cui aveva bisogno. Forse per questo il primo pensiero, dopo quell’errore che ha condannato la Roma al pari col Verona e lui a una sostituzione inevitabile, sono state le scuse pubbliche, affidate a , ma virtualmente dirette a chi credeva in lui. Compreso . Già, perché c’è stato un momento in cui poteva davvero andare via. Se ne era convinto lui stesso, che faticava a spiegarsi il perché non trovasse spazio, arrivando a chiedersi se non fosse il caso di partire. quel giorno disse no: «Lo vedo in miglioramento». Ora forse qualcosa è cambiato.