LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA, M. PINCI) - Dopo quel fallo da rigore ha passato quasi un minuto a terra, annodato su se stesso, disperato. Nello spogliatoio ha dovuto tenersi nello stomaco un magone fatto di rabbia e delusione, nemmeno a casa quel nodo è andato giù. E ora Leandro Castan potrebbe persino dire addio alla Roma. O almeno arrivederci. “Pensavo di stare bene ma forse si sono fidati troppo di me, chiedo scusa, mi dispiace tanto”. Le scuse twittate dopo aver procurato il gol dell’1-1 del Verona fotografano questo ragazzo di 29 anni, costretto dalla vita a confrontarsi con un dramma reale, altro che un pareggio con l’ultima in classifica. Un anno e mezzo fa un cavernoma al cervello metteva a rischio non solo la sua carriera, ma la sua vita: 12 mesi dopo è tornato in campo, ha recuperato. Forse non abbastanza però. Ora se ne è accorto anche lui: per questo il ds Sabatini vuoleconvincerlo che la cosa più giusta sarebbe passare i prossimi sei mesi in prestito, in Brasile, per ritrovare a casa propria la forma migliore, lontano dalle pressioni di Roma insieme alla moglie Bruna e ai figli Gianluca, Gabriel e Raffaella. Un discorso in bilico tra questione tecnica e fattore umano, ovviamente nell’interesse del ragazzo: di club brasiliani pronti a prenderselo ce ne è una fila (a patto che sia la Roma a farsi carico dello stipendio), cominciando dal Corinthians che l’aveva lanciato. A tentennare però è proprio Castan: chi ha sconfitto il male non può spaventarsi per un calcio di rigore.
Castan, campione smarrito. La cura di Sabatini: “In Brasile per rigenerarsi”
19/01/2016 alle 13:45.
«Dopo l’intervento avevo l’uno percento di possibilità di morire, il dieci di restare con la bocca storta, ho dovuto imparare di nuovo a camminare », raccontava una volta superata l’operazione alla testa. Pur di evitarla, avrebbe voluto lasciare la Roma, rinunciare al calcio: Sabatini lo convinse a lottare dandogli tutto il tempo di cui aveva bisogno. Forse per questo il primo pensiero, dopo quell’errore che ha condannato la Roma al pari col Verona e lui a una sostituzione inevitabile, sono state le scuse pubbliche, affidate a Twitter, ma virtualmente dirette a chi credeva in lui. Compreso Garcia. Già, perché c’è stato un momento in cui Castan poteva davvero andare via. Se ne era convinto lui stesso, che faticava a spiegarsi il perché non trovasse spazio, arrivando a chiedersi se non fosse il caso di partire. Garcia quel giorno disse no: «Lo vedo in miglioramento». Ora forse qualcosa è cambiato.