Zeman: "Alla Roma comandano i giocatori, vige il concetto 'massimo risultato con il minimo sforzo'"

19/12/2015 alle 15:53.
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CORSPORT - Zdenek Zeman ha rilasciato una lunga intervista al quotidiano sportivo, nella quale ha analizzato anche il momento della Roma e il suo passato sulla panchina giallorossa. Un commento innanzitutto su : «Vedere le ultime partite è stato triste. C’è qualcosa che non va e mi sembra sin troppo ovvio. Ho avuto modo di commentare la sfida con il alla tv svizzera e non è stato semplice. Posso capire se si perde, anche male, giocando; ma senza averci provato. E comunque, ci fossi stato io, si sarebbe detto: le solite squadre di Zeman».

Il boemo torna sul suo esonero dalla panchina giallorossa nella stagione 2012/13: «Accadde tutto dopo un’intervista nella quale chiedevo, semplicemente, il rispetto delle regole, di un ordine che abbia la priorità all’interno di un sistema organizzato: non si può fare a meno di principi chiari e di norme, senza non c’è futuro. Il calcio è cambiato, adesso il ruolo dell’allenatore viene accostato a quello del gestore e tecnici e società sono succubi dei giocatori. Io ho l’abitudine a costruire e stavamo cercando di farlo anche in quel caso. A Roma i calciatori fanno quello che vogliono, ne avevo sempre dodici sul lettino e due bloccati sul Raccordo Anulare e non mi andava bene. C’è un senso della professionalità che va tutelato, sempre, ed io a questo miravo. Chi fu al mio fianco all'epoca? Lamela, Marquinhos, , ma anche ha fatto il suo dovere, anche se si lamentava. Peccato, perché lui era dentro un equivoco: fu preso per sostituire . Preferivo Tachtsidis a ? Uno è regista e l’altro non l’ha mai fatto, né lo può fare e adesso gioca quinto di difesa».

Nel forum con la redazione del quotidiano sportivo viene sottolineato che sotto la sua gestione, prima della sosta natalizia, la sua Roma era a 2 punti dalla zona  «Dunque la distanza, nei dialoghi, non era rappresentata dai risultati - risponde Zeman - . Eravamo diversi, io e la società, nell’analizzare le vicende, nell’osservare le situazioni. Io privilegio la professionalità». E in tema di futuro allenatore, al boemo viene chiesto perché non vengano considerati nomi come quello di Francesco Rocca: «Perché si dice facciano lavorare troppo: alla Roma vige il concetto 'massimo risultato con il minimo sforzo'».

Un passo indietro al suo addio alla Roma nel 1999.  «Si diceva che con me non si sarebbe vinto? Forse perché se fossi rimasto, non si sarebbe vinto ma per altri motivi. E se pensa a Calciopoli capirà». Il boemo smentisce poi il luogo comune che lo vede avverso ai top player, svelando un particolare del passato: «Chiesi Batistuta, potevamo scambiarlo con Balbo e un conguaglio di 10 miliardi. Niente da fare. Però poi lo comprarono e lo pagarono sessanta un anno dopo».

Un commento anche su , che il boemo definisce un giocatore «fuori dal normale: per vent’anni si è portato la Roma sulle spalle. Oggi sono contento che non ci sia, così non si può dire che è colpa sua. La Roma senza non esiste e lui deve fare quello che sente: se crede di essere in grado d’aiutare, va bene; ma io, al posto suo, alla sua età non me la sentirei. Se lo vedo come tecnico del futuro? Non credo, lui è leader in campo». In chiusura, il boemo chiude l'intervista con un auspicio: «Quanti anni bisogna aspettare prima che la Roma vinca lo scudetto? Spero non tanto».