AS ROMA MATCH PROGRAM (F. VIOLA) - A sedici anni, quando ha cominciato a giocare nelle giovanili giallorosse, è diventato tifoso della Roma. Roberto Scarnecchia, classe ’58, ha collezionato 96 presenze e tre gol, in 5 stagioni. Poi è andato a giocare al Napoli per un anno: “Fu una mia decisione. Liedholm e Viola non lo volevano. Probabilmente ho sbagliato il tempo, ma era arrivato anche Chierico (con cui ancora oggi sono amico) ed eravamo tre ali per un posto. Ho pensato fosse meglio avvicinarmi a casa”.
In quegli anni stava nascendo una grande Roma?
“Sì, è stata una escalation: abbiamo vinto due Coppa Italia e l’anno che sono andato via hanno vinto lo scudetto. Era un gran gruppo, con un grande condottiero”.
Liedholm?
“Sì, il mister è stato un grande condottiero, un saggio dentro e fuori dal campo. Eravamo noi a dover entrare nella testa dell’allenatore, oggi accade il contrario. Io ero un suo pupillo, avevamo una intesa mentale fortissima. Nonostante il linguaggio del Barone non fosse dei migliori”.
E nel calcio di oggi crede sia ancora così?
“Sì, il ruolo dell’allenatore è fondamentale. Faccio sempre l’esempio di un grande pullman, che ha dei passeggeri ben vestiti, colorati che lo rendono bello. Ma se l’autista non è bravo ed esperto il pullman non raggiunge la meta. E nel calcio accade lo stesso”.
E cosa ne pensa di Garcia?
“Quando è arrivato ha dato segnali forti di essere la persona giusta. Ora deve dare un segno che ha ancora le redini di questa grande carrozza, che nessun cavallo è uscito fuori dal gruppo. E per farlo ha bisogno dei giocatori. Sono loro che vanno in campo e corrono anche per l’allenatore”.
Quanto diventa importante la gara contro il Napoli?
“Moltissimo, soprattutto per l’aspetto morale”.
Che gara sarà al San Paolo?
“Il problema è che quest’anno ogni gara è un punto interrogativo. Siamo partiti bene, poi l’autostima è andata a perdersi. È normale che il gruppo abbia degli alti e bassi, e grazie all’autostima dei singoli giocatori si superano. Non credo si possa fare alcuna critica alla società, Baldissoni e Sabatini hanno fatto un’ottima campagna acquisti. Oggi sarebbe facile dire che avremmo dovuto comprare un difensore o un attaccante, ma in estate hanno operato al meglio”.
Quanto peserà l’infrasettimanale di Champions?
“Fisicamente i giocatori hanno tre giorni per recuperare e soprattutto il passaggio del turno sarà un toccasana per l’autostima”.
Che Napoli troveranno i giallorossi al San Paolo?
“Il Napoli sta facendo una buona stagione, ha avuto una battuta d’arresto contro il Bologna, ma cercherà di fare la partita contro la Roma. Ancora non ha lo spirito della grande squadra e quindi non è detto che psicologicamente abbia già superato la sconfitta. Magari avrà qualche esitazione in più”.
Quale potrebbe essere la chiave del match?
“I primi quindici minuti i due allenatori si studieranno, ma poi la gara si aprirà”.
Chi potrebbe, quindi, risolverla?
“Per la Roma dico sempre Pjanic su punizione. Spero giochino Salah e Gervinho, la squadra ha bisogno di loro. Devo anche sottolineare il grande lavoro che sta facendo Dzeko, ricordiamoci che l’anno scorso Higuain segnava poco e quest’anno ogni volta che tocca palla va in gol”.
Come giudica il campionato di quest’anno? Chi sono le più forti?
“Come avevo già detto due mesi fa la Juventus sta tornando. Su Inter e Fiorentina ho dei dubbi, dobbiamo aspettare febbraio per vedere a che punto sono. Poi Roma e Napoli”.
Finita la carriera di calciatore ha girato il mondo, ma poi ha scelto Roma per aprire un altro ristorante.
“Sì, Roma è Roma. Sin dai tempi dei romani l’impero gestiva il settanta per cento del mondo. Scusate se è poco”.