LA REPUBBLICA (F. S. INTORCIA) - L'incursione dei gendarmi svizzeri all’Hotel Baur au Lac prima dell’alba ha replicato la scena di maggio, quando tra le camere da duemila euro a notte vista lago si consumò la retata che aprì lo scandalo Fifa. Altri due arresti a Zurigo, in tutto 16 nuovi indagati nell’inchiesta dell’Fbi. Stavolta, niente lenzuoli bianchi: i due dirigenti arrestati sono stati fatti uscire dal garage. Sono gli uomini più importanti del calcio oltre Oceano: Juan Angel Napout, paraguaiano, n. 1 della Conmebol (Sudamerica) e Alfredo Hawit, capo honduregno della Concacaf (Nord-Centro America e Caraibi). Vicepresidenti Fifa, membri dell’Esecutivo. Per gli inquirenti, avrebbero preso mazzette sui diritti tv di qualificazioni mondiali, Coppa America e altri tornei continentali. Per le due confederazioni è il terzo presidente arrestato di fila. Prima di Napout, a maggio erano stati fermati Nicolas Leoz ed Eugenio Figueredo. Prima di Hawit, Jack Warner e Jeffrey Webb: quest’ultimo, come altri 7 indagati, si è dichiarato colpevole di riciclaggio, frode informatica e attività illecita, restituirà 6,7 milioni di dollari. Il procuratore generale degli Stati Uniti, Loretta Lynch, accusa: «Il modo in cui è stata tradita la fiducia è scandaloso, la portata della corruzione è inconcepile. A ogni colpevole che spera di restare nell’ombra mandiamo un messaggio: non ci sfuggirete, non dovrete aspettarci molto».
Nel fascicolo di 236 pagine si parla di un giro di tangenti da 200 milioni di dollari. Fra gli indagati Marco Polo del Nero, attuale presidente della federcalcio brasiliana (sotto inchiesta anche dal Comitato etico) e il predecessore Ricardo Teixeira, ex genero di Havelange. Fin qui, 12 soggetti e 2 società incriminate sono stati condannati, pagheranno 190 milioni di dollari.
In un quadro tragicomico, l’Esecutivo doveva approvare nuove misure contro la corruzione. Si è riunito ugualmente, come se gli arresti ormai fossero pane quotidiano. «Questi eventi ci dimostrano che è necessario accelerare le riforme », ha detto il presidente ad interim della Fifa Issa Hayatou, altro personaggio chiacchierato («Io corrotto? Non sarei qui. La Fifa è pulita»). Al tavolo, 21 membri su 25: oltre ai due arrestati mancavano Blatter e Platini, sospesi dal Comitato etico (rischiano la radiazione, la sentenza a fine mese). Un bureau decapitato del presidente e dei vertici di tre confederazioni ha discusso il format di un Mondiale a 40 squadre, dal 2026: durerebbe un mese e mezzo, accontenterebbe le periferie disgraziate dell’impero. Un’idea nata sull’asse Blatter-Platini. Sepp, che iniziò la sua ascesa coltivando il consenso in Africa, vuole più nazionali africane in coppa del mondo. Platini è d’accordo ma, per non erodere i posti Uefa, due anni fa ha pensato un torneo a 40, con 2 squadre in più per Africa e Asia e una per le altre confederazioni, 8 gironi da 5 nella prima fase, 32 partite in più. Deciderà il nuovo presidente, sarà un tema della campagna elettorale. Più nazionali, più business per un carrozzone che nel 2015 avrebbe perso 100 milioni di dollari e presenterà il bilancio a marzo. Le riforme deliberate (ora serve il sì del Congresso) sono il limite di tre mandati per il presidente, la riduzione delle commissioni da 26 a 9, l’ingresso di esperti indipendenti nel Comitato finanza, un nuovo comitato di stakeholder (giocatori, club, leghe), la riforma dell’Esecutivo che diventerà un consiglio di 36 membri (9 Uefa, 7 Asia e Africa, 5 Concacaf e Sudamerica, 3 Oceania), eletti dalle singole federazioni. E con una donna per ogni continente.