LIBERO (D. DELL'ORCO) - Un uomo solo al comando. I pretoriani Florenzi e De Rossi hanno preso le parti di Rudi Garcia con parole simili a quelle pronunciate dal ds Sabatini: «È inutile in questo momento prendersela con qualcuno, siamo tutti colpevoli». Ma specie il ds, che già la scorsa estate avrebbe preferito un allontanamento del francese, riserva ormai grande sfiducia nel mister, lontano anni luce dal riuscire a mettere «la chiesa al centro del villaggio». L’unico motivo per cui Garcia resta ancora in giallorosso è probabilmente il contratto faraonico che è riuscito a strappare a James Pallotta: 2,8 milioni netti l’anno fino al 2018. E proprio il patron americano, che contro il parere di una parte della dirigenza si assunse la responsabilità di blindare l’allenatore, sarà l’ago della bilancia per sancire un eventuale esonero.
La deadline è sempre il 9 dicembre, quando il presidente tornerà in Italia da Boston per l’ultima, decisiva sfida del girone di Champions all’Olimpico contro il Bate. In caso di mancato accesso agli ottavi (sarebbe il primo sotto la gestione a stelle e strisce, un flop da circa 23 milioni di euro) il futuro di Garcia sarebbe segnato. A meno di risultati clamorosi, però, come la conquista dello scudetto o l’accesso in semifinale di Champions, a fine stagione l’addio sarebbe comunque sancito. Exploit a parte, le eventualità sono due: esonero dopo il 9 dicembre nel caso di eliminazione e squadra in mano ad un traghettatore, o strade divise consensualmente a fine anno con l’allestimento di un nuovo progetto affidato a un allenatore di grido. Nel primo caso i nomi in ballo sarebbero quelli di Lippi, Mazzarri (ancora sotto contratto con l’Inter) o Luciano Spalletti, il tecnico in grado di far sognare i tifosi giallorossi, che lo invocano e che con lui potrebbero tornare allo stadio. Nella seconda ipotesi, invece, scatterebbe il “piano C”, inteso come piano Conte che, dopo l’Europeo, potrebbe dire addio alla Nazionale, senza rinnovare il contratto. Ma la decisione di Conte arriverà presumibilmente intorno a marzo, il momento in cui storicamente vengono “assegnate” le panchine delle big che vogliono cambiare: a che punto sarà la Roma, fra tre mesi?
Intanto Garcia non sembra pensarci troppo e ieri mattina ha chiamato a raccolta i suoi in vista della trasferta di sabato a Torino: «È in momenti del genere che bisogna dimostrare di essere uomini e noi dobbiamo far vedere di essere un gruppo di qualità, per questo mi aspetto una reazione immediata». Questo, in soldoni, il senso del suo messaggio. Contestualmente ha comunicato ai giocatori la decisione di annullare il giorno di riposo previsto per domani e restare in ritiro a Trigoria da giovedì. Per risalire la classifica ci sarà bisogno di tutti, specie di Gervinho che, insieme a Salah, ha trascinato l’inizio dei suoi. L’ivoriano è tornato ad allenarsi sul campo e farà di tutto per esserci contro il Toro.
Chi nel suo piccolo, nonostante la pessima prova contro gli orobici, continua a vivere un momento magico è Florenzi, che l’11 gennaio sarà a Zurigo per alla cerimonia del Pallone d’oro: Alessandro è fra i nominati al Premio Puskas, quello dedicato all’autore della rete più bella dell’anno. Neanche a dirlo, si tratta del pallonetto da 55 metri messo a segno nell’andata di Champions contro il Barça. Un’era geologica fa.