IL TEMPO (A. AUSTINI) - Volendo restare all’attualità, Garcia è stato confermato sulla panchina fino alla gara di domenica con il Genoa. «Domenica sarà il nostro allenatore» conferma Sabatini. Ma potrebbe essere l’ultima gara con il francese in sella a prescindere dal risultato, perché un secondo dopo l’eliminazione in Coppa Italia contro la Spezia la società si è convinta di dover cambiare guida tecnica. Non lo hanno fatto finora e non è certo che lo farà. Visti i tempi stretti e la complessità della scelta, si è deciso di rinviare il probabile avvicendamento durante la pausa natalizia. Tenere Rudi, con tutti i dubbi che c’erano la scorsa estate, si è rivelato un errore e adesso c’è il pericolo di aggiungerne un altro. Su piazza, infatti, non è disponibile un allenatore che rappresenti una certezza di svolta. E tra i «big» nessuno accetterebbe di traghettare la Roma fino al termine della stagione, quando, tra i tanti, si libererà Conte con cui il club ha avuto un approccio qualche mese fa. Il ct lascerà la Nazionale solo dopo l’Europeo e nel frattempo vuole capire se qualche grande società internazionale, in Inghilterra o in Spagna, possa affidarsi a lui. Se dovesse restare in Italia accetterebbe di buon grado i giallorossi, a patto che gli vengano affidati determinati poteri: la convivenza con Sabatini, insomma, non sarebbe semplice. E lo stesso diesse sta seriamente pensando di farsi da parte a fine stagione.
Adesso però vuole «salvare» la Roma e da mercoledì sera ha riallacciato contatti su più fronti. Lippi si è proposto tramite intermediari, ha voglia di ripartire da una panchina importante dopo essersi arricchito in Cina insieme al figlio Davide, che vorrebbe portare con sé a Trigoria. Finora però dalla Roma non ha ricevuto nessuna «apertura». Sarebbe un buon gestore, con l’aiuto garantito da Totti e De Rossi nello spogliatoio. Ma Lippi non è un uomo di «campo» ed ecco perché non viene ritenuto l’ideale.
Le stesse remore esistono su Capello, che si è detto pronto ad accettare un nuovo incarico a Trigoria, senza contare l’aspetto economico che un suo peso lo avrà: in caso di esonero a Garcia va comunque garantito uno stipendio da 14-15 milioni lordi fino a giugno 2018 e non si può appesantire il bilancio con un altro ingaggio «astronomico».
Non chiedono poco neanche Mazzarri e Spalletti, più vicini all’identikit gradito ai giallorossi. Il primo, ancora sotto contratto con l’Inter, sta continuando a studiare l’inglese e la Premier a Manchester, ha sfiorato la panchina romanista due volte in passato e ora potrebbe essere arrivato il suo momento. Di concreto, però, ancora nulla, mentre non sono un mistero i contatti recenti tra Sabatini e Spalletti, che a Roma ci ha lasciato la famiglia e il cuore. Nel suo caso i dubbi sono legati alle scorie del passato e al suo carattere «particolare». Tra gli stranieri liberi piace da sempre Bielsa, di nuovo sondato nelle ultime ore.
Oltre al fattore economico, ce n’è un altro che pesa sulla decisione: chi accetterà di lavorare con i preparatori Norman e Lippi, scelti e blindati da Pallotta? Il presidente già guarda oltre e progetta una rivoluzione ancor più ampia. Ecco perché sta chiedendo consigli anche a Saputo, patron del Bologna, pronto a «cedergli» il diesse Corvino. Ma questa è un’altra storia.