LA REPUBBLICA (M. PINCI) - E pensare che a Garcia rimproverano di essersi romanizzato. Se davvero nella vita capita sempre una prima volta, quella della Roma può arrivare domenica: la prima volta al derby senza calciatori italiani. Altro che stracittadina, questa volta il romanocentrismo rischia di finire in tribuna o al limite in panchina. Colpa dei 90 minuti di adrenalina contro il Bayer, che hanno fulminato due azzurri come Florenzi e De Rossi. Il quadro è desolante: con Totti ancora in infermeria per quell’infortunaccio al flessore (difficile possa tornare prima di dicembre), De Sanctis riserva dell’impronunciabile Szczesny e De Rossi fuori gioco per colpa di un nuovo risentimento all’adduttore che lo tormenta da settimane, soltanto Florenzi, seppure stanco e acciaccato, può sperare di recuperare in tempo.
Nel dubbio, però, Garcia si prepara a disegnare la sua Roma senza bandiere: mai accaduto nella storia di un derby, che ha sempre visto in campo almeno tre giallorossi nati tra Bolzano e Lampedusa.
Già sabato scorso contro l’Inter però la Roma americana dell’allenatore francese ha chiuso la gara senza lo straccio di un calciatore eleggibile per la nazionale, e pure aveva iniziato con il solo Florenzi (idem tre giorni prima contro l’Udinese): il segno che qualcosa stava iniziando a cambiare rispetto al passato. Dal ‘96, quando la legge Bosman ha spalancato le porte all’invasione straniera, la società - anche grazie ai giovani del vivaio - aveva sempre potuto contare su prodotti made in Italy. Oggi invece i vari Bertolacci e Romagnoli partono giovanissimi, sacrificati alla logica della plusvalenza (inevitabile, a certe cifre). E così un derby già senza tifosi, la Roma rischia di viverlo anche senza italiani.