La migliore difesa batte il miglior attacco. La legge del «prima non prenderle» ha la meglio, rimandando a casa una Roma sconfitta in modo immeritato. L’attacco si è inceppato e le ragioni di questo stop improvviso possono essere tante.
«Mancanza di cattiveria», sottolinea Garcia. Eppure quelli giallorossi erano numeri d’oro: 21 partite consecutive in Serie A facendo gol, 14 gare stagionali (tra campionato e Champions) senza fallire neanche una volta l’obiettivo. Ed invece ieri la Roma ha sparato a salve. Un po’ per colpa di un Dzeko troppo molle a due passi da Handanovic, un po’ perché Salah poteva fare meglio due volte. E tutto questo nonostante anche ieri la squadra di Garcia abbia prodotto quasi il doppio dei tiri dell’Inter (19 contro 10) ed un possesso palla che stavolta ha sfiorato il 60%. Salah ha tirato 8 volte, Dzeko 5, Gervinho appena una. Il problema vero, però, è che Dzeko continua spesso e volentieri ad abbassarsi troppo, costretto ad un lavoro di sacrificio, senza essere poi lucido nel presidio dell’area di rigore. Tanto che alla fine il bosniaco ha perso ben 15 palle, una in meno di uno spento Salah. E quando magari Edin serviva davvero, negli ultimi 10-15 minuti, con tutti quei palloni alti messi in mezzo all’area di rigore, Garcia ha pensato bene di farlo uscire.
La speranza è che le polveri bagnate dell’attacco si asciughino presto, a cominciare da mercoledì in Champions contro il Bayer Leverkusen per finire poi al derby di domenica. Al quale mancherà Miralem Pjanic sarà certamente assente per squalifica. Un problema in più per un attacco che finora si è dimostrato eccezionale.
(gasport)