IL MESSAGGERO (A. ANGELONI) - Derby? Passo. La Roma si riveste d’Europa. E stavolta non può sbagliare l’abito, come è successo con il Bate a Borisov e con il Bayer a Leverkusen. La Lazio può attendere, insomma. Non sembra bluffare Rudi Garcia che, alla vigilia della gara di ritorno con i tedeschi di Schmidt, fa capire ampiamente che del derby gliene importa il giusto, al momento, quasi niente. E non sono parole di circostanza, Rudi fa sul serio. E’ cosa strana per una squadra che senza dubbio vede più possibile il traguardo scudetto che non la Champions, ma questo è. Il passaggio del turno agli ottavi si è maledettamente complicato, ma è ancora possibile e Rudi se la vuole giocare. Senza calcoli, appunto, senza il pensiero della Lazio, una partita che da queste parti ti trovi sempre tra i piedi, figuriamoci sapendo di doverla giocare tra appena cinque giorni.
Garcia, e più di lui la società, pensano ai soldi della Champions (in caso di passaggio agli ottavi, nelle casse di Trigoria entrerebbero in totale circa 12 milioni di euro,mica bruscolini), ma pensa pure al suo pedigree, al momento non da purosangue e quello della Roma, che non splende (per il gioco) in Europa dai tempi di Spalletti (Ranieri ha raggiunto successivamente gli ottavi). Ribadiamo un po’ di dati: alla squadra giallorossa non capitava di stare in astinenza da vittoria nelle tre partite del girone da ormai undici anni; i giallorossi non superano la fase a gironi da cinque stagioni e non prendono tre punti da più di un anno, ovvero dalla splendida e larga vittoria contro il Cska di Doumbia, parliamo del 17 settembre 2014. Proprio questo è l’unico successo in Champions del tecnico francese (il suo bilancio è di 3 vittorie in 21 gare, contando anche le 12 sulla panchina del Lille). «De Rossi gioca», ammette Garcia. De Rossi è la conferma di tutto quello che stavamo dicendo. Perché De Rossi in campo è un rischio e questo rischio Rudi vuole e deve correrlo, appunto, senza pensare troppo al derby. «Perme conta la partita con il Bayer», conferma infatti il francese davanti ai cronisti. Mai come questa volta non è una frase di circostanza. Perdere contro il Bayer significherebbe uscire dalla Champions, l’eventuale sconfitta contro la Lazio farebbe male, malissimo, ma non comprometterebbe nulla in vista della lotta scudetto, perché il campionato ti dà modo di rifarti. Vuoi mettere, allora? La Roma deve vincere stasera e contro il Borisov in casa per continuare a sperare, anzi per riaffacciarsi quasi certamente agli ottavi (al netto di strani incroci tra Barcellona e le altre contendenti). «La Champions è un mini campionato e ogni partita vale tripla. Ci servono tre punti per avvicinarsi alla qualificazione, con il Leverkusen dovrà essere proprio così. Nessuno nel girone è qualificato (i numeri dicono questo, ma il Barça è più dentro che fuori...) e nessuno è già eliminato, sappiamo che una vittoria ci serve e vogliamo ottenerla», dice Garcia. «Il recupero di Keita? Non è pronto per giocare. Per me non c'è altra partita al di fuori di quella di domani e per questo De Rossi giocherà». Appunto.
Nella gara di andata, la Roma ha dato il peggio e il meglio di sé. Doppio svantaggio, rimonta fino a 4-2, pareggio finale. L’altalena è lo specchio della squadra, sempre poco equilibrata. Stasera, ci vorrà un’altra Roma, sapendo che il Leverkusen è forte ma ha dei limiti evidenti. Questo Garcia lo sa. «La sfida di due settimane fa a Leverkusen ci ha confermato che il Bayer ha delle doti in attacco e debolezze in difesa. È stato un risultato che ci potevamo aspettare visto il momento delle due squadre, noi siamo in un momento in cui segniamo tanto e in difesa dobbiamo migliorare. Giocheremo all’attacco perché dobbiamo vincere. Sarà questo il nostro atteggiamento. Semplice». Senza dimenticare che: sei degli otto gol subiti in queste tre partite di Champions sono arrivati entro la prima mezz’ora: le reti Suarez e Stasevich, e le doppiette di Mladenovic e del Chicharito Hernandez sono arrivati prima del minuto numero 30. Occhio alle partenze a testa bassa.