LA REPUBBLICA (E. SISTI) - Il legame che unisce Roma e Barcellona è la mandibola serrata di Luis Enrique, quello che ancora esulta dopo il derby, se il derby lo vince la Roma. «E noi ci sentiamo a casa», gli ribatte Garcia, una casa che domani potrebbe diventare quella di Pjanic, lusingato dalle voci di mercato: «Voglio vincere qualcosa con la Roma, poi non si sa mai, certo che giocare qui è speciale ». In qualcosa di speciale spera anche Garcia: «Non abbiamo grandi pressioni, per noi c’è solo da guadagnare, fare esperienza, giocare e ammirare, ma non possiamo mai partire battuti ». Quando parla di ammirazione, non pensa solo al recente tanto a poco del “clasico” («non avevamo certo bisogno di conferme per sapere quanto fosse forte il Barcellona»): pensa anche al Camp Nou che sarà pieno come un uovo e come un uovo sarà per l’ennesima volta (qui è tradizione…) pronto a generare la vita sotto forma di partita, di “fiesta mobile”, in un calcio affamato di gioia, ansioso di combattere l’oscurantismo del malaffare dei suoi vertici e le tragedie della vita fuori: «Anche con la Champions testimoniamo il nostro desiderio di continuare a vivere la nostra libertà». Non avendo nulla da perdere, sapendo che anche un pareggio, che il Bayer faccia 4 o 6 punti, potrebbe essere superfluo («ma anche un ottimo risultato»), Garcia ha in animo di cambiare strategia: «Difenderci come all’andata può servire ma non può essere l’unica soluzione. Saremo anche pronti ad accendere la luce se il Barcellona ci dovesse dare una torcia in mano. Gli exploit esistono e loro non sono invincibili». Se la difesa della Roma è stata bucata anche dal baby giallorosso Politano (Sassuolo), quella del Barça non è irreprensbile, avendo subito in Liga il doppio dei gol dell’Atletico: «Però per creare pericoli dove loro sono più aggredibili dobbiamo cercare di avvicinarci alla perfezione». Per mesi Garcia ha lamentato i tanti errori individuali che hanno macchiato le prestazioni giallorosse (l’ultimo di Torosidis con Giaccherini), sottraendo punti e rendendo il profilo psicologico della Roma inquietante, nonostante la qualità dei potenziali undici titolari. Fra questi c’è un capitano che ha smesso di rappresentare il futuro perché deve occuparsi di un presente fisioterapico: «De Rossi? Se il rischio è metterlo ko per le prossime sei giornate, non gioca ». E così probabilmente sarà.
Garcia prova a crederci: “Non sono invincibili”
24/11/2015 alle 13:41.