IL MESSAGGERO (B. SACCÀ) - Nell’arco di cinque giorni, il mondo del calcio si è scoperto fragile. Eppure, faticosamente, ha deciso di non cedere alla paura del terrorismo. Si giocherà, insomma. Si giocherà fino a che le ragioni di sicurezza lo permetteranno. Non cambierà alcun calendario: sono ferree la Fifa e la Uefa. Così tutti i campionati d’Europa riavvieranno il motore tra domani e sabato, nella speranza di poter riannodare il filo del consueto andare quotidiano.
Il messaggio più eloquente lo ha inviato proprio la Francia. Dato che il turno della Ligue 1 dondolava sul filo del rinvio, il ministro dello sport Patrick Kanner ha voluto sbriciolare ogni dubbio e ha smentito le ipotesi legate a un annullamento. «In nessuna maniera il terrorismo fermerà lo sport», ha scandito. E dunque, per una coincidenza particolare, sarà proprio il campionato che poteva bloccarsi a tuffarsi in campo per primo. Perché, a sbirciare gli orari, la partita di inaugurazione dell’intero week-end si giocherà domani in Costa Azzurra, e contrapporrà il Nizza al Lione. Massima sarà l’attenzione.
I tifosi e i club però sono turbati. Vedere il pallone rotolare nel mirino del terrorismo suscita sentimenti di smarrimento, e a uno scenario del genere poco si può opporre, se non una prevenzione accurata. Nelle ultime ore i vertici della polizia italiana hanno incontrato i dirigenti della Lega calcio per allestire i piani relativi alla sicurezza, in vista del turno di campionato che comincerà dopodomani con la sfida del Dall’Ara tra il Bologna e la Roma. Controlli rigidi, perquisizioni, più personale a presidiare gli impianti, assoluta attenzione rivolta alla ricerca di sospetti. «Al momento non ci sono segnalazioni», ha spiegato il capo della Lega, Maurizio Beretta.
Per intendersi, gli stadi di A attirano circa 230 mila spettatori alla settimana: ma le risorse economiche della polizia sono limitate, come pure gli uomini a disposizione. È preoccupato il presidente del Genoa, Preziosi: «Non tutti i nostri stadi rispondono ai minimi di sicurezza». Non bastasse, le autorità temono, e molto, il diffondersi del panico. L’altra sera, ad esempio, prima della gara della Nazionale, un commissariato di Bologna ha ricevuto una telefonata di (falso) allarme: «Non giocare partita, Allah è grande». Si capisce, quindi, che ogni tessera del mosaico del calcio sia potenzialmente esposta al rischio. Quanto al resto dell’Europa, per il Clasico di dopodomani tra il Real e il Barcellona, saranno predisposti tre anelli di filtraggio al Bernabeu di Madrid. E, in Inghilterra, si intensificheranno i controlli. Allungando lo sguardo al futuro, gli appuntamenti rischiosi saranno diversi: le partite della Francia su tutti, ma pure il sorteggio parigino degli Europei a dicembre. Per tacere della finale di Champions, in programma a maggio a Milano. E degli Europei francesi di giugno.