IL TEMPO (E. MENGHI) - Prima della «manita» al Carpi, quando il problema più grande della Roma sembrava il mal di gol, Garcia già indicava la difesa come vero punto debole della squadra. E ci aveva visto lungo. Undici i gol subiti tra coppa e campionato, troppi gli errori individuali pagati a caro prezzo. Solo una partita, a Frosinone, con la porta inviolata. Si dice che gli attaccanti sono i primi difensori e che per essere più efficaci dietro tutta la squadra deve sacrificarsi. Tutto vero, almeno in teoria, ma capita che un solo giocatore metta nei guai il gruppo con un lapsus decisivo (in negativo) per il risultato.
È successo fin troppo spesso quest’anno. A partire da Torosidis, che da terzino sinistro a Verona si è fatto trovare impreparato sul cross di Hallfredsson, Jankovic gli è sbucato alle spalle e la Roma si è ritrovata sotto di un gol. Con il Sassuolo, a dividersi le colpe per la rete di Defrel sono Rudiger e Manolas, mentre De Sanctis è stato troppo lento sul secondo centro di Politano. Clamorosi, poi, gli errori fatti a Genova con la Sampdoria: prima il posizionamento inspiegabile della barriera a beffare Morgan che l’aveva così malmessa, poi la sciagurata autorete di Manolas, reo di aver spinto nella sua porta il tiro di Eder che sarebbe altrimenti finito fuori.
Persino la goleada al Carpi è stata macchiata dalla marcatura in ritardo di De Rossi sull’ex Borriello, che ha potuto infilare De Sanctis. Il ritorno di Szczesny in Champions è stato da incubo, dei 3 gol incassati nel giro di mezz’ora il secondo è un suo infortunio tecnico, il terzo quasi. Il collettivo ha sbagliato, per esempio, contro la Juventus, facendosi cogliere di sorpresa da un contropiede bianconero nel finale di gara, ma a pesare appunto sono gli errori individuali. Il fattore testa è da tenere in considerazione, la maggior parte dei gol subiti sono arrivati nel primo tempo: 7 su 11 quest’anno, 22 su 37 in tutto il 2015. È un po’ come partire sempre dallo 0-1, poi tocca rimboccarsi le maniche per rimontare. E non sempre la missione è possibile, in Bielorussia la «remuntada» si è fermata sulla traversa di Florenzi.
I numeri sono impietosi e l’inespugnabile coppia Benatia-Castan è solo un ricordo lontano. Il mal di gol ora ce l’ha la difesa.