LA REPUBBLICA (M. AZZI/M. PINCI) - C'era una volta la patria del catenaccio, del tatticismo esasperato e del primo non prenderle: con il fiore all’occhiello del campionato (forse) più difficile del mondo, di certo però non il più bello. La strada per lo scudetto era lastricata di 1-0 e i nostri tecnici ne facevano un vanto, ostentando il loro pragmatismo come unica via per il successo. Storia recente,non preistoria. La penultima Juve di Conte mise tutti in fila grazie alla migliore difesa e la prima di Allegri pure, segnando quanto le sue inseguitrici. Ma la musica cambia e la serie A di quest’anno viaggia sulla falsariga dei principali tornei d’Europa.
La Roma capolista ha infatti allungato il passograzie al suo attacco: 2.5 gol di media a partita, in 10 giornate. E il secondo reparto offensivo lo ha il Napoli del capocannoniere Higuain: in questo momento rivale più autorevole dei giallorossi. Osarepaga eguidano gli allenatori che puntano sul 4-3-3. Medie da Premier, dove il City è in fuga con 24 centri in 10 gare. O Liga: col Real primo (21 gol) e il Barca secondo (20) sia nella classifica generale che in quella delle reti segnate. Più su resta il Bayern, che in Bundesliga spadroneggia con le sue goleade: 3.3 a partita. Qualcosa sta cambiando:destinazione calcio show.
Il ribaltamento degli orizzonti del nostro campionato, Conte lo sospettava già nel 2014: «Lo scudetto finirà al centro-sud», borbottava il ct della Nazionale, sbattendola porta della Juve. È una profezia che potrebbe avverarsi con un anno di ritardo, a suon di gol. Nelle macerie del secondo posto più deludente della propria storia, la Roma ha cercato la soluzione ai problemi che l’avevano zavorrata investendo l’intero budget estivo per rinnovare l’attacco: ha strappato Salah alla Fiorentina e convinto Dzeko, assunto Falque e riscattato il baby Ponce. Spesa complessiva 53 milioni, per mettere insieme il terzo attacco d’Europa: nella scia di Bayern e Dortmund. A inizio stagione Garcia provava amigliorarela tenuta difensiva con un atteggiamento più prudente. Poi ha capito che l’unica soluzione era segnare di più. Il primato nasce così, a suon di gol: 25 in dieci giornate la squadra giallorossa non li realizzava da 55 anni, nemmeno l’era zemaniana aveva prodotto tanto. E mancano ancora i gol di Dzeko, fermo al primo conla Juve: aspetta di dedicarne uno alla compagna Amra, che a breve gli regalerà il primo figlio. Aspettandolo, la Roma vola. Fin dai primi minuti di gioco: un gol su 5 Pjanic e soci l’hanno infatti realizzato nel quarto d’ora iniziale: 5 volte la Roma ha segnato al pronti-via.
Un primato che divide con il Napoli, guarda caso. Pure gli azzurri hanno rubato una regola non scritta alla boxe: chi picchia per primo, picchia due volte. Il Napoli, Europa League compresa, conta 32 reti in 13 partite ufficiali, trascinato dal capocannoniere Higuain. È ottobre el’argentino è già in doppia cifra: con una media superiore a quella dei tempi di Madrid. E nella sua scia si esaltano tutti: Insigne ha battuto il suo record, Mertens e Callejon non sbagliano un colpo. E di scorta c’è Gabbiadini, che appena entra fa gol. De Laurentiis ha avuto la forza di confermare tutte le sue punte e Sarri le sfrutta al meglio, senza sacrificare gli equilibri difensivi. Impresa mai riuscita a Benitez. Un po’ di pragmatismo italiano non guasta. Ma i tempi cambiano: ora comanda chi ne segna di più. Anche da noi.