LA REPUBBLICA (F. FERRAZZA, M. PINCI) - La rosa romanista ha già iniziato a pungere con spine affilate. In un organico costruito per vincere, ogni sconfitta alimenta il malumore. A partire da Iturbe: solo un mese fa era praticamente un calciatore del Genoa, in extremis la retromarcia di Sabatini, spaventato più dal timore che l’affare nascondesse un tentativo di scippo da parte del Milan che dalla necessità di «non indebolire la Roma». L’argentino, preso nel 2014 per 22,5 mln, è passato dai calci ai cartelloni pubblicitari dopo la sostituzione col Sassuolo ai 45 minuti da ectoplasma in Bielorussia. Ma se su di lui s’è insistito allo sfinimento, tanti altri “casi” restano misteri irrisolti. Prendete De Sanctis: messo da parte a inizio stagione per Szczesny, richiamato per l’infortunio del polacco e convincente contro il Carpi dopo la ruggine che lo aveva condizionato con Sassuolo e Samp. Nel momento migliore, però, subito rimosso al primo segnale di recupero del collega, esposto poi a una serataccia. Il modo peggiore per infiammare l’umore dell’esperto n.1. E cosa dovrebbe dire Maicon? Protagonista brillante del successo sul Carpi, emarginato alla Borisov Arena: di gare così ne ha giocate a dozzine, ma Garcia ha preferito rinunciarci.
Le spine di Garcia, da Iturbe e Ponce ai leader esclusi
01/10/2015 alle 14:34.
Ci sono poi i misteri di mercato, ragazzi acquistati ma inutilizzati: Uçan costerà complessivamente 15 milioni, eppure in questa stagione s’è visto per 2 minuti appena. Nel campionato scorso, salvo la passerella all’ultimo turno, non era arrivato a 80. Gymober, acquistato in prestito dal Catania per 1 milione e mai in campo nonostante l’emergenza in difesa. Discorso analogo per Emerson Palmieri, neppure tra i convocati contro il Carpi. Come il baby uruguaiano Mendez. Di tutt’altra pasta il 18enne Ponce, star argentina presa per 4,7 mln dal Newell’s: eppure, nemmeno un minuto per lui. A Trigoria è arrivato il momento di chiedersi perché.