IL TEMPO (G. GIUBILO) - Coltivava, la Roma, un progetto ambizioso: quello di dilatare la propria visibilità oltre i confini nazionali, ritenuti ormai troppo angusti per i suoi sogni di gloria. Obiettivo centrato in pieno, la trasferta in Bielorussia ha fatto ridere tutta l’Europa, e forse il mondo intero. Garcia ha sbagliato tutto quello che era possibile. Ma Florenzi, che è una sorta di capitano senza gradi ha espresso un giudizio categorico: tutti insieme con l’allenatore. Un atto di fede che evoca l’istinto del lemming. Avete presenti quei simpatici roditori del Nord, che si radunano nella spiaggia e poi tutti insieme corrono ad annegarsi nel mare. Si è cercato perfino dopo la vergognosa figura di Borisov, di far passare la partita come se il suo svolgimento fosse stato diviso in equo livello di merito. Hanno voluto raccontarci, le voci romaniste, di un grande secondo tempo che avrebbe potuto riscattare l’avvio da incubo. In realtà la Roma ha espresso la propria superiorità tecnica soltanto nei venti minuti finali e nonostante la traversa colpita nel finale non avrebbe meritato neanche quel punticino, che non avrebbe modificato più di tanto una classifica che resta inquietante nonostante la mano pietosa che il Barcellona ha teso ai romani con la rimonta ai danni del Bayer Leverkusen.
Anche se la promozione non è impresa impossibile, sarà difficile cancellare dalla mente dei tifosi, soprattutto quegli eroi che si erano spinti in Bielorussia, l’incubo di una mezzora di gioco avvilente fino all'inverosimile. Per fortuna, sono almeno rimasti salvi i colori sociali, che nulla hanno a che vedere con quella allucinante maglia grigia con guarnizioni nere simbolo forse di un funerale celebrato prima ancora del disastro. Sono pesanti le responsabilità del tecnico, dal tridente leggero contro marcantoni veloci e convinti. Indispensabile cambiare passo prima della sosta per le Nazionali, ma forse sarà il caso di pensare a qualche cambio più radicale.