IL MESSAGGERO (U. TRANI) - La Roma, 714 giorni dopo, è di nuovo capolista. Da sola, come il 10 novembre del 2013, al 12° turno del primo campionato di Garcia sulla panchina giallorossa. Quella volta si arrese allo strapotere della Juve di Conte. Ora, invece, è scattata in testa partendo da dietro e sorprendendo le rivali. A Firenze ha vinto la 4a gara di fila e si è piazzata davanti. Ha sfruttato quelle che possono diventare le sue frecce tricolori, Salah e Gervinho, che sono atterrate al momento giusto al Franchi: i loro gol hanno chiuso la partita nel primo tempo. La Fiorentina si è arresa prestissimo: 2 a 1. Impotente e presuntuosa: 3° ko consecutivo.
SFACCIATE NEGLI INTERPRETI - Sousa e Garcia hanno osato all'inizio, schierando il maggior numero di giocatori offensivi. Ma è stato il secondo a preparare meglio la gara. Nel 3-4-1-2 del portoghese, oltre al centravanti Kalinic, i trequartisti Ilicic e Borja Valero e gli esterni Blaszczykovski e Bernardeschi. Nel 4-1-4-1 del francese, invece, con Dzeko al rientro da titolare, le ali Gervinho e Salah, Pjanic mezzala e Florenzi di nuovo terzino. Il possesso palla è tutto della Fiorentina (70.8%), la solidità solo della Roma. L'atteggiamento, pure se con sistemi di gioco differenti, è simile. I tecnici chiedono reparti stretti e tutti gli uomini sotto la linea della palla. A spezzare l'equilibrio, è il singolo. Che, per l'accoglienza ricevuta, non può che essere Salah. Sinistro a giro, dopo l'uno-due garbato con Pjanic, per il vantaggio lampo (6'). L'ex colpisce subito, ignorando i fischi, e rispetta il pubblico viola: niente esultanza. Si inginocchia solo a pregare.
LINEA A 6 - La Roma è salita in vetta e adesso Garcia vuole restarci. Finisce presto il pressing, meglio aspettare la Fiorentina nella propria metà campo. L'obiettivo è restare allineati e coperti. Soprattutto ordinati e umili. Perché la difesa, conoscendone i limiti, non va abbandonata. Gervinho si abbassa a destra su Bernardeschi, Salah dalla parte opposta su Blaszczykovski. Il reparto arretrato è di 6 uomini, più De Rossi chiamato a far schermo davanti a Manolas e Ruediger che si occupano di Kalinic. Florenzi e Digne si stringono al centro per bloccare le incursioni rispettivamente di Borja Valero e Ilicic. Si sacrificano, dunque, per primi gli attaccanti. E se Salah spesso va a fare il centravanti, Dzeko rientra quasi da terzino sinistro. Non conta il numero delle punte, quindi, ma lo spirito.
ALI SPIEGATE - Gervinho chiude la partita poco dopo la mezz'ora (34'). Sousa esagera, su corner a favore, lasciando solo Roncaglia, sentinella inutile ad attendere il re del contropiede che sfrutta il rinvio di Florenzi. Partenza nella metà campo della Roma e volata conclusa, in solitudine, con il delizioso tocco di piatto sull'uscita di Tatarusanu. De Rossi chiede il cambio. Ma si fa ammonire prima della ripresa del gioco: diffidato, sarà squalificato e mercoledì salterà il turno infrasettimanale contro l'Udinese. Potrà preparare la gara di sabato a Milano contro l'Inter. Entra Vainqueur che, lì in mezzo, fa la sua onesta figura. Disciplinato e aggressivo. Pronto sui palloni vaganti. La Fiorentina prende i primi gol in casa e non ha più la miglior difesa del torneo.
SCIOCCHEZZE EVITABILI - Se, in questa stagione, la Roma va in vantaggio, prende sempre i 3 punti: succede qui, dopo le gare vinte contro la Juventus, il Frosinone, il Carpi, il Palermo e l'Empoli. Sousa esagera inserendo Rossi, Mati Fernandez e Babacar, chiudendo addirittura con il 3-4-3 e Ilicic mediano accanto a Borja Valero. Torosidis e Gyomber per Pjanic e Gervinho. Il 4-1-4-1 resiste. Szczesny fa solo un paio di parate e subisce la rete di Babacar proprio a fine recupero. E' l'11° gol incassato dalla difesa giallorossa che proprio non riesce a chiudere imbattuta: su 12 gare (Champions) è successo solo a Frosinone. La rete viene presa in inferiorità numerica perché Salah, ammonito per la trattenuta a Roncaglia, usa la mano destra per disapprovare la decisione di Orsato che permaloso non accetta di farsi mandare in pubblico a quel paese. L'ingenuità non incide sul risultato, ma sul futuro. Che vale la pena vivere.