LA REPUBBLICA (M. MENSURATI) - Forse parlare di irritazione è un po’ esagerato. Certo qualche perplessità, la strategia difensiva di Claudio Lotito, l’ha suscitata nei funzionari antitrust che ieri pomeriggio alle 14 hanno aspettato invano il presidente della Lazio per ascoltarlo nell’ambito dell’istruttoria sui diritti tv. Al posto di Lotito si è presentato il responsabile del marketing Marco Canigiani che ha riempito il verbale con risposte vaghe e “non ricordo”, rendendo di fatto inutile l’appuntamento.
L’istruttoria avviata il 13 maggio scorso ha come oggetto il contratto stipulato tra Lega Calcio da una parte e Sky e Mediaset dall’altra per l’assegnazione dei diritti tv per il triennio 2015-2018. La perplessità dei funzionari dell’autorità è destata da due ragioni. La prima è che la scelta di Lotito di farsi rappresentare da altri, per quanto legittima, è la stessa fatta dai dirigenti di Infront (advisor di Lega Calcio) e di Mediaset, circostanza che sembra quasi indicare una linea difensiva comune. La seconda è che mentre la cosa può avere un senso da parte di due aziende come Mediaset e Infront, diverso è il caso di Lotito visto che il presidente della Lazio si ritrova teste chiave di questa faccenda a causa di una sua telefonata personale pubblicata da un giornale (Repubblica ); qualunque domanda su quella telefonata ha senso se rivolta al suo autore.
La prossima settimana verranno ascoltate Sky e Lega Calcio. Gli investigatori cercheranno di verificare, tra l’altro, se vi sia una qualche difformità tra la procedura di subappalto così come venne al tempo sottoposta all’attenzione dell’Antitrust (che dette il suo ok) e la regolamentazione finale di quel subappalto. Il sospetto, in sostanza, è che qualcosa sia cambiato. C’è infine l’ “incrocio” con l’attività della procura di Milano che indaga da mesi per ostacolo all’Autorità di vigilanza. Bisogna capire se e, nel caso, chi, come e quando ha cercato di nascondere documenti all’Antitrust.