IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Noi siamo disponibili a prolungare il contratto con Conte per altri due anni. Ovviamente dipende dalla sua volontà e dalle condizioni che si creeranno durante gli Europei che speriamo di vincere». Tavecchio insiste e, dal suo punto di vista, fa bene. Anche mercoledì sera, a Campione d’Italia, ha fatto, sempre pubblicamente, l’ennesimo tentativo per convincere il suo ct a restare fino al mondiale del 2018 in Russia. Ma il presidente federale, meglio di altri, sa che sarà difficile strappare il sì. Conte, al momento, non ha alcuna intenzione di andare oltre l’Europeo in Francia. La Nazionale è diventata solo la tappa intermedia nella sua carriera di allenatore. Esperienza da fare, ma da non prolungare. Troppi ostacoli e dispetti. Soprattutto, per chi interpreta il lavoro come lui, troppi giorni di pausa e quindi inutili. Il campo gli manca e lì desidera tornare.
PRIMI CONTATTI - Tavecchio si è esposto proprio nel giorno dello strappo con il Napoli che ha chiesto a Insigne di tornare a casa. La coincidenza avrà fatto riflettere lo stesso ct che, da qualche mese, ha cominciato a ragionare su quali club possono fare al suo caso. La scelta è fatta, a prescindere dal risultato nel prossimo Europeo: a fine giugno saluterà, senza stare a pensare che lascerà sul tavolo circa 4 milioni netti a stagione (doppio contratto: Puma e Figc). Perché, da quando guida l’Italia, si è reso conto di non fare più l’allenatore. In questo Paese comandano le società e la Nazionale passa sempre in secondo piano.
POCHE MOTIVAZIONI - Conte se n’è accorto subito. Per far crescere tatticamente il gruppo chiese gli stage: si sarebbe accontentato di farli anche frazionati, reparto per reparto, per convocare meno giocatori. A parte quello di 2 giorni e mezzo a inizio giugno (a campionato concluso e senza il blocco Juve impegnato nella finale di Champions), non se lo sono proprio filato. Come sul calendario, appena ritoccato e anticipato solo al 22 agosto e non la settimana prima come avrebbe voluto il ct. Lunedì non ha rilanciato nemmeno sui troppi stranieri schierati dalle squadre di A: «Non si può fare niente e io lavoro con quelli che posso chiamare». Così, quando in questa settimana Berardi, la novità per le partite contro l’Azerbaigian e la Norvegia, e Insigne, l’attaccante più in forma del torneo, hanno rinunciato all’azzurro per problemi fisici lievi, non ha fatto una piega. C’è rimasto male, ma ha guardato avanti. Alla gara di domani a Baku e alla qualificazione per l’Europeo. Lezioni al video e addestramenti in campo: come se non fosse successo niente.
NON SOLO TENTAZIONI - Il Milan si è fatto vivo con lui anche l’anno scorso. Il ct, però, non ha potuto interrompere il rapporto con la Federcalcio e ha risposto no a Galliani. Anche la Roma si è informata, ma Pallotta, a differenza di Berlusconi che ha scaricato Inzaghi, ha preferito confermare Garcia. Oggi la società giallorossa è la prima scelta di Conte. Che stima Sabatini, con il quale ha feeling da sempre (il ds è il cavallo ideale per arrivare al traguardo). Favorito il club giallorosso, perché il ct non vedrebbe l’ora di sfidare i nuovi nemici della Juve. E a Trigoria ci sono i giocatori giusti per il suo calcio di corsa e intensità. L’operazione sarà possibile se Garcia (sotto contratto fino al 30 giugno 2018) non vincerà lo scudetto. L’alternativa è il Milan che lo avrebbe preferito a Mihajlovic già per questa stagione. La possibilità di andare all’estero resta in piedi: il Psg non ha mai smesso di seguirlo e di ascoltarlo. Ma Conte punta a ricominciare dalla serie A.