Conte, è più Roma che Milan

09/10/2015 alle 13:30.
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IL MESSAGGERO (U. TRANI) - «Noi siamo disponibili a prolungare il contratto con per altri due anni. Ovviamente dipende dalla sua volontà e dalle condizioni che si creeranno durante gli Europei che speriamo di vincere». Tavecchio insiste e, dal suo punto di vista, fa bene. Anche mercoledì sera, a Campione d’Italia, ha fatto, sempre pubblicamente, l’ennesimo tentativo per convincere il suo ct a restare fino al mondiale del 2018 in Russia. Ma il presidente federale, meglio di altri, sa che sarà difficile strappare il sì. , al momento, non ha alcuna intenzione di andare oltre l’Europeo in Francia. La Nazionale è diventata solo la tappa intermedia nella sua carriera di allenatore. Esperienza da fare, ma da non prolungare. Troppi ostacoli e dispetti. Soprattutto, per chi interpreta il lavoro come lui, troppi giorni di pausa e quindi inutili. Il campo gli manca e lì desidera tornare.

PRIMI CONTATTI - Tavecchio si è esposto proprio nel giorno dello strappo con il che ha chiesto a Insigne di tornare a casa. La coincidenza avrà fatto riflettere lo stesso ct che, da qualche mese, ha cominciato a ragionare su quali club possono fare al suo caso. La scelta è fatta, a prescindere dal risultato nel prossimo Europeo: a fine giugno saluterà, senza stare a pensare che lascerà sul tavolo circa 4 milioni netti a stagione (doppio contratto: Puma e Figc). Perché, da quando guida l’Italia, si è reso conto di non fare più l’allenatore. In questo Paese comandano le società e la Nazionale passa sempre in secondo piano.

POCHE MOTIVAZIONI -  se n’è accorto subito. Per far crescere tatticamente il gruppo chiese gli stage: si sarebbe accontentato di farli anche frazionati, reparto per reparto, per convocare meno giocatori. A parte quello di 2 giorni e mezzo a inizio giugno (a campionato concluso e senza il blocco impegnato nella finale di ), non se lo sono proprio filato. Come sul calendario, appena ritoccato e anticipato solo al 22 agosto e non la settimana prima come avrebbe voluto il ct. Lunedì non ha rilanciato nemmeno sui troppi stranieri schierati dalle squadre di A: «Non si può fare niente e io lavoro con quelli che posso chiamare». Così, quando in questa settimana Berardi, la novità per le partite contro l’Azerbaigian e la Norvegia, e Insigne, l’attaccante più in forma del torneo, hanno rinunciato all’azzurro per problemi fisici lievi, non ha fatto una piega. C’è rimasto male, ma ha guardato avanti. Alla gara di domani a Baku e alla qualificazione per l’Europeo. Lezioni al video e addestramenti in campo: come se non fosse successo niente.

NON SOLO TENTAZIONI - Il Milan si è fatto vivo con lui anche l’anno scorso. Il ct, però, non ha potuto interrompere il rapporto con la Federcalcio e ha risposto no a Galliani. Anche la Roma si è informata, ma Pallotta, a differenza di Berlusconi che ha scaricato Inzaghi, ha preferito confermare . Oggi la società giallorossa è la prima scelta di . Che stima , con il quale ha feeling da sempre (il ds è il cavallo ideale per arrivare al traguardo). Favorito il club giallorosso, perché il ct non vedrebbe l’ora di sfidare i nuovi nemici della . E a Trigoria ci sono i giocatori giusti per il suo calcio di corsa e intensità. L’operazione sarà possibile se (sotto contratto fino al 30 giugno 2018) non vincerà lo scudetto. L’alternativa è il Milan che lo avrebbe preferito a Mihajlovic già per questa stagione. La possibilità di andare all’estero resta in piedi: il Psg non ha mai smesso di seguirlo e di ascoltarlo. Ma punta a ricominciare dalla serie A.