IL MESSAGGERO (S. CARINA) - Non è ancora arrivato il momento del redde rationem ma qualcosa nei rapporti Garcia-squadra va certamente rivisto. Nei primi due anni alzi la mano chi ha mai sentito il tecnico puntare l’indice contro un singolo. In questa stagione sono bastate cinque partite di campionato per perdere il conto. Rudi inizia a Verona: «Torosidis? Ci soddisfa, a parte in occasione del gol quando si è trovato con il suo avversario diretto che ha fatto 30 metri facendo cose un po' brutte». Altro pari, stavolta casalingo col Sassuolo. Garcia ne ha sia per i singoli («Non abbiamo fatto quello che avevamo preparato. Ruediger? Non ha difeso male solo lui, nella prima azione né Nainggolan tantomeno Torosidis sono vicini a Politano eMissiroli che possono agire come nel burro. E anche Manolas perde la palla di vista. Sono errori individuali che vengono uno dietro l’altro») che per il preparatore atletico Norman: «Ho trovato meglio fisicamente chi aveva già giocato e non gli altri. Dovremo modificare il lavoro in settimana». Con la Sampdoria è storia recente: «Abbiamo pagato errori individuali (De Sanctis e Manolas, ndc). Sulla punizione Florenzi esce dal piazzamento e non può farlo. Ne parlerò con Morgan. E poi forse non dobbiamo farci spostare (Keita,ndc) come è accaduto».
VELENI INCROCIATI Il tutto senza contare la reazione isterica di Iturbe (che inizialmente si scusa su Twitter soltanto con i compagni e il club) domenica scorsa, lo strano momento vissuto da Totti (out a Genova per un problema alla mano), i giovani che continuano ad essere ignorati e la risposta data mercoledì da Keita a chi gli chiedeva del perché la Roma non fosse incisiva sui corner: «È compito del tecnico trovare una soluzione». Premesso che quando le cose non vanno, il nervosismo inevitabilmente sale, la sensazione è che Garcia - avendo capito che se quest’anno le cose non andranno come ci si è prefissati sarà lui il capo espiatorio da sacrificare alla piazza - ha deciso questa nuova linea di condotta. Che non può essere un caso, per un tecnico così attento alla comunicazione. Per Rudi non è un momento semplice: chiamato a vincere, si scontra con la gestione difficoltosa di alcuni big nello spogliatoio che hanno perso il posto da titolare (sciolto da qualche mese anche il consiglio dei saggi, il gruppo di 6 o 7 calciatori con cui si confrontava settimanalmente); con chi gli imputa di non fare mai mea culpa, poca attenzione alla tattica e a chi gioca meno (soprattutto il giorno post-gara quando i titolari, come ieri, lo trascorrono in palestra); l’impiego sempre e comunque di Gervinho (rivisto, per ora, dopo Verona); con la perdita di figure di riferimento e con un turnover che a volte sembra dettato più da esigenze ‘politiche’ che altro. La medicina? La più antica: i risultati.