IL MESSAGGERO (L. DE CICCO) - Stefano Esposito non è tipo da misurare le parole. Quando si parla di Juve poi, non si tiene. Già a giugno fece discutere una sua battuta accusata di sessismo («Godere per la sconfitta della Juve è come essere impotenti ed esultare se qualcuno fa godere la tua donna», twittava all’indomani della finale di Champions) ma le frasi pronunciate alla Zanzara, su Radio 24, l’altra sera, con tanto di coretto «Roma merda» intonato in diretta, hanno scoperchiato un vespaio di polemiche, sia a destra che nel Pd. «Battute come queste ci fanno perdere mezzo milione di voti», diceva ieri un importante esponente della maggioranza. In Campidoglio si racconta che perfino il sindaco Marino, dagli States, abbia chiamato l’assessore ai Trasporti per chiedergli di fare una precisazione («Stefano, hai usato toni sgradevoli, spiegati e chiedi scusa»). Ma in tanto il danno era fatto. «Andavo in trasferta a vedere la Juve - ha detto Esposito in radio - tante volte ho gridato “Roma merda”. Da ultrà ho anche partecipato alle risse, ho dato botte ma soprattutto le prendevo». E ancora: «Godo se la Roma non vince lo scudetto, meglio la Lazio. Romanisti rosiconi? Sì, sono anni che si lamentano, siamo ancora a Turone».
LE REAZIONI - Apriti cielo. Sel ha chiesto subito le dimissioni di Esposito perché «odia Roma e la sua squadra», dice Peciola. Replica l’assessore: «Peciola? Se non capisce che parlavo di calcio e non della città, ha problemi mentali». Ma è anche il Pd a storcere il naso. A partire da un big come Massimo D’Alema, presidente onorario del Roma Club Montecitorio. «Esposito chieda scusa a quella larga parte della città che ha offeso. E se non lo fa lui, lo faccia Marino». Il capogruppo Pd, Fabrizio Panecaldo, prima si è sfogato su Facebook con un hashtag difficilmente fraintendibile: «#juvemerda». Poi ha argomentato, più politicamente: «La battuta andava evitata. In questa città la parola Roma non vale solo per la squadra. E lo dico da laziale». Il consigliere Antonio Stampete, sempre Pd, ammette: «Il coro me lo sarei risparmiato». Andrea Catarci, presidente del Municipio VIII, definisce Esposito addirittura un «professionista delle provocazioni».
Ma è soprattutto l’opposizione a scatenarsi: l'ex assessore Antonello Aurigemma scrive su Twitter: «Ma oltre il sindaco SottoMarino Roma merita anche questo! Ridate la matita ai romani». Immediata la risposta del bianconero: «Pensa ai guai che avete fatto in 5 anni». Nella discussione si infila Francesco Storace, che suggerisce: «Antonè, nun te fa fregà da sto imbroglione del nord». «Imbroglioni sono i tuoi amici camerati», replica Esposito, che poi ingaggia un duello a colpi di tweet con l’ex sindaco Alemanno. «Esposito confessa di aver insultato la ASRoma da ultrà. Marino l'ha scelto per perseguire la stessa finalità da assessore», scrive l’ex primo cittadino. «Tu Roma l'hai piegata al malaffare, ti ricordo il 416bis associazione mafiosa», risponde Esposito. Non tarda la replica di Alemanno. «La mia è una ipotesi di reato tutta da dimostrare. La tua è una demenza auto-evidente», scrive l'ex sindaco. L'assessore: «Rischi di andare in galera però contento tu». E Alemanno: «Non accadrà». Ancora l’ultras: «Figuratevi se mi scuso per una cosa che risale a 30 anni fa».