GASPORT (D. STOPPINI) - Solo lui, solo Szczesny. Che fa le cose a modo suo, sempre nel verso giusto. Verona, Juventus e Frosinone hanno in comune un paio di cose: nessuna delle tre ha ancora vinto una partita in campionato. E nessuna delle tre ci è riuscita anche per colpa di un portiere polacco, decisivo in un’occasione almeno in ognuna delle tre partite giocate. Tutte giocate dall’inizio alla fine, perché l’alternanza con De Sanctis per ora non c’è e chissà se ci sarà mai. Di sicuro non è in programma mercoledì con il Barcellona: avanti così, in fondo non c’è un motivo tecnico per cambiare. Szczesny va, va come un treno. In Polonia la stampa locale l’ha esaltato: da quelle parti il dualismo con Fabianski in nazionale fa molto discutere. A Londra si sono consolati bene con Cech, che dopo un avvio stentato adesso avanza a colpi di porta inviolata. In fondo, mica una cattiva notizia per la Roma in proiezione futura, in ottica conferma.
IL PRECEDENTE - Tempo al tempo, ce n’è abbastanza davanti per godersela. Per godersi un Roma-Barcellona che Szczesny ha cominciato a dipingere già a Frosinone: «Non dobbiamo avere paura di nessuno», diceva dopo aver abbracciato De Rossi e i compagni a fine partita. Chissà, magari pensava a quell’ottavo di finale del 2011: fu eliminato l’Arsenal, non lui. Uscì la squadra di Wenger, ma il polacco non perse quel doppio confronto. All’andata, in campo a 20 anni lasciando in panchina Almunia, bloccò il più possibile le avanzate di Messi e compagni. L’Arsenal vinse 2-1. E al ritorno, al Camp Nou, un infortunio al dito tolse di mezzo il polacco sullo 0-0, con la qualificazione ancora dalla sua. Poi passò il Barcellona e quell’infortunio al dito di fatto rallentò la corsa al posto da titolare di Szczesny.
QUELLE CHIAMATE - Ma a Barcellona quel nome se lo segnarono. Un giorno in Polonia il portiere disse: «Non immagino di poter lasciare l’Arsenal, se me ne andrò sarà solo perché mi avrà chiamato il Barcellona, il miglior club al mondo». Poi il club catalano ci provò pure, a Londra inserirono il silenziatore e fecero finta di nulla. Lì Szczesny è rimasto, fino alla chiamata della Roma. La carriera è andata in maniera diversa da come la immaginava. Il Barcellona resta solo un avversario. Ma non è detto che la montagna possa essere scalata solo da un versante. L’esplosione definitiva può passare anche da una fermata imprevista a Roma.