CORSERA (G. PIACENTINI) - «Totti? È un tasto delicato. Francesco può ancora cambiare una partita con uno dei suoi colpi, lui e Garcia però devono instaurare un rapporto chiaro: non può giocare sempre, e da persona intelligente lo sa benissimo, ma non può neppure saltare 4-5 gare di fila. La Roma gli deve garantire spazio, che non mancherà tra campionato e Champions». Parole di Marcello Lippi, che, nell’intervista pubblicata due giorni fa dalla Gazzetta dello Sport è tornato a parlare del capitano romanista, che per la prima volta in carriera non può considerarsi titolare nella Roma.
Solo quando era minorenne Totti aveva saltato per scelta tecnica la prime due giornate di campionato. Se si parlasse di qualsiasi altro calciatore di quasi 39 anni non ci sarebbe nulla di strano, ma, visto che si tratta del campione più importante della storia della Roma, la sua assenza fa notizia. In un mondo che procedesse per il verso giusto sarebbe strano il contrario, cioè che una squadra che aspira a vincere in Italia e a fare bene in Europa abbia ancora bisogno delle giocate di Totti. È andata così fino allo scorso anno, quando Francesco in più di un’occasione è stato costretto a giocare anche quando non era in condizione, mettendoci sempre la faccia e ricevendo anche critiche ingenerose. Il fatto che ora non sia più così può significare solamente che la Roma è cresciuta come squadra, con gli arrivi di calciatori importanti come Dzeko e Salah.
Totti (e non solo lui) pensa però di poter dare ancora tanto alla Roma, ha in testa degli obiettivi che lo farebbero entrare ancora di più nella storia del calcio - il secondo scudetto vinto, impresa mai riuscita a nessun altro romanista, il gol numero 300 (ne manca solo uno) - e vuole dare il suo contributo.
Garcia, fin da quando ha accettato la panchina della Roma, sapeva che avrebbe avuto l’ingrato compito di dover gestire il fine carriera di Totti, situazione con la quale già altri tecnici prima di lui si sono confrontati alla luce dei fatti prematuramente. Nei primi due anni sulla panchina della Roma ha inventato per il lui il «turnover in campo», facendolo giocare sempre titolare e sostituendolo quando la gara lo consentiva o se c’era bisogno di un maggiore contributo di dinamismo in mezzo al campo.
Quest’anno Garcia sembra aver scelto la strada della qualità del minutaggio, cioè meno partite ma ad un ritmo più alto. Una sorta di vestito buono da mettere nelle grandi occasioni: c’è solamente da capire quale sia tra il Frosinone e il Barcellona - in entrambe non ci sarà Pjanic, il cui infortunio in nazionale ha provocato qualche malumore a Trigoria - la gara che l’allenatore reputa più importante per la stagione della Roma.